Gaudium et spes n. 19 e commento CCC
19. Forme e radici dell'ateismo.
Il termine «ateismo» designa fenomeni assai diversi tra loro
[n. 19b] Con il termine « ateismo » vengono designati
fenomeni assai diversi tra loro. Alcuni atei, infatti, negano esplicitamente
Dio; altri ritengono che l'uomo non possa dir niente di lui; altri poi prendono
in esame i problemi relativi a Dio con un metodo tale che questi sembrano non
aver senso. Molti, oltrepassando indebitamente i confini delle scienze
positive, o pretendono di spiegare tutto solo da questo punto di vista
scientifico, oppure al contrario non ammettono ormai più alcuna verità
assoluta. Alcuni tanto esaltano l'uomo, che la fede in Dio ne risulta quasi snervata,
inclini come sono, a quanto sembra, ad affermare l'uomo più che a negare Dio.
(CCC 2124) Il termine ateismo indica fenomeni molto diversi.
Una forma frequente di esso è il materialismo pratico, che racchiude i suoi
bisogni e le sue ambizioni entro i confini dello spazio e del tempo.
L'umanesimo ateo ritiene falsamente che l'uomo “sia fine a se stesso, unico
artefice e demiurgo della propria storia” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 20]. Un'altra forma
dell'ateismo contemporaneo si aspetta la liberazione dell'uomo da una
liberazione economica e sociale, alla quale “si pretende che la religione sia
di ostacolo, per natura sua, in quanto, elevando la speranza dell'uomo verso
una vita futura e fallace, la distoglierebbe dall'edificazione della città terrena”
[Gaudium et spes, 20]. (CCC 2123)
“Molti nostri contemporanei […] non percepiscono affatto o esplicitamente
rigettano l'intimo e vitale legame con Dio, così che l'ateismo va annoverato
fra le cose più gravi del nostro tempo” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 19]. (CCC 159) Fede e scienza.
“Anche se la fede è sopra la ragione, non vi potrà mai essere vera divergenza
tra fede e ragione: poiché lo stesso Dio che rivela i misteri e comunica la
fede, ha anche deposto nello spirito umano il lume della ragione, questo Dio
non potrebbe negare se stesso, né il vero contraddire il vero” [Concilio
Vaticano I, Dei Filius, c. 4: DS
3017]. “Perciò la ricerca metodica di ogni disciplina, se procede in maniera
veramente scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale
contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno
origine dal medesimo Dio. Anzi, chi si sforza con umiltà e perseveranza di
scandagliare i segreti della realtà, anche senza che egli se ne avveda, viene
come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le
cose, fa che siano quello che sono” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 36].