Gaudium et spes n. 19 e commento CCC
19. Forme e radici dell'ateismo.
Ateismo: qualche valore umano prende il posto di Dio
[n. 19c] Altri si creano una tale rappresentazione di Dio
che, respingendolo, rifiutano un Dio che non è affatto quello del Vangelo.
Altri nemmeno si pongono il problema di Dio: non sembrano sentire alcuna
inquietudine religiosa, né riescono a capire perché dovrebbero interessarsi di
religione. L'ateismo inoltre ha origine sovente, o dalla protesta violenta
contro il male nel mondo, o dall'aver attribuito indebitamente i caratteri
propri dell'assoluto a qualche valore umano, così che questo prende il posto di
Dio. Perfino la civiltà moderna, non per sua essenza, ma in quanto troppo
irretita nella realtà terrena, può rendere spesso più difficile l'accesso a
Dio.
(CCC 2112) Il primo comandamento condanna il politeismo. Esige dall'uomo di non
credere in altri dèi che Dio, di non venerare altre divinità che l'Unico. La
Scrittura costantemente richiama a questo rifiuto degli idoli che sono “argento
e oro, opera delle mani dell'uomo”, i quali “hanno bocca e non parlano, hanno
occhi e non vedono...”. Questi idoli vani rendono l'uomo vano: “Sia come loro
chi li fabbrica e chiunque in essi confida” (Sal 115,4-5.8; cf. Is 44,9-20; Ger
10,1-16; Dn 14,1-30; Bar 6; Sap 13,1-15,19). Dio, al contrario, è il “Dio
vivente” (Gs 3,10; Sal 42,3), che fa vivere e interviene nella storia. (CCC 2113)
L'idolatria non concerne soltanto i falsi culti del paganesimo. Rimane una
costante tentazione della fede. Consiste nel divinizzare ciò che non è Dio. C'è
idolatria quando l'uomo onora e riverisce una creatura al posto di Dio, si
tratti degli dèi o dei demoni (per esempio il satanismo), del potere, del
piacere, della razza, degli antenati, dello Stato, del denaro, ecc. “Non potete
servire a Dio e a mammona”, dice Gesù (Mt 6,24). Numerosi martiri sono morti per
non adorare “la Bestia” [Ap 13-14], rifiutando perfino di simularne il culto.
L'idolatria respinge l'unica Signoria di Dio; perciò è incompatibile con la
comunione divina [Gal 5,20; Ef 5,5]. (CCC 2114) La vita umana si unifica
nell'adorazione dell'Unico. Il comandamento di adorare il solo Signore
semplifica l'uomo e lo salva da una dispersione senza limiti. L'idolatria è una
perversione del senso religioso innato nell'uomo. Idolatra è colui che
“riferisce la sua indistruttibile nozione di Dio a chicchessia anziché a Dio”
[Origene, Contra Celsum, 2, 40: PG
11, 861].