Gaudium et spes n. 27 e commento CCC



27. Rispetto della persona umana.

Rispetto verso il prossimo, l'uomo, nessuno eccettuato   

[n. 27a] Scendendo a conseguenze pratiche di maggiore urgenza, il Concilio inculca il rispetto verso l'uomo: ciascuno consideri il prossimo, nessuno eccettuato, come un altro «se stesso», tenendo conto della sua esistenza e dei mezzi necessari per viverla degnamente (50), per non imitare quel ricco che non ebbe nessuna cura del povero Lazzaro (51).
Note: (50) Cf. Gc 2,15-16. (51) Cf. Lc 16,19-31.
(CCC 374) Il primo uomo non solo è stato creato buono, ma è stato anche costituito in una tale amicizia con il suo Creatore e in una tale armonia con se stesso e con la creazione, che saranno superate soltanto dalla gloria della nuova creazione in Cristo. (CCC 375) La Chiesa, interpretando autenticamente il simbolismo del linguaggio biblico alla luce del Nuovo Testamento e della Tradizione, insegna che i nostri progenitori Adamo ed Eva sono stati costituiti in uno stato “di santità e di giustizia originali” [Concilio di Trento: DS 1511]. La grazia della santità originale era una “partecipazione alla vita divina” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 2]. (CCC 376) Tutte le dimensioni della vita dell'uomo erano potenziate dall'irradiamento di questa grazia. Finché fosse rimasto nell'intimità divina, l'uomo non avrebbe dovuto né morire [Gen 2,17; 3,19], né soffrire [Gen 3,16]. L'armonia interiore della persona umana, l'armonia tra l'uomo e la donna [Gen 2,25], infine l'armonia tra la prima coppia e tutta la creazione costituiva la condizione detta “giustizia originale”. (CCC 377) Il “dominio” del mondo che Dio, fin dagli inizi, aveva concesso all'uomo, si realizzava innanzi tutto nell'uomo stesso come padronanza di sé. L'uomo era integro e ordinato in tutto il suo essere, perché libero dalla triplice concupiscenza [1Gv 2,16] che lo rende schiavo dei piaceri dei sensi, della cupidigia dei beni terreni e dell'affermazione di sé contro gli imperativi della ragione. 

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