Gaudium et spes n. 27 e commento CCC
27. Rispetto della persona umana.
Rendiamo servizio con i fatti a colui che ci passa accanto
[n. 27b] Soprattutto oggi urge l'obbligo che diventiamo
prossimi di ogni uomo e rendiamo servizio con i fatti a colui che ci passa
accanto: vecchio abbandonato da tutti, o lavoratore straniero ingiustamente
disprezzato, o esiliato, o fanciullo nato da un'unione illegittima, che patisce
immeritatamente per un peccato da lui non commesso, o affamato che richiama la
nostra coscienza, rievocando la voce del Signore: «Quanto avete fatto ad uno di
questi minimi miei fratelli, l'avete fatto a me» (Mt 25,40).
(CCC 2196) Rispondendo alla
domanda rivoltagli sul primo dei comandamenti, Gesù disse: “Il primo è:
"Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque
il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta
la tua forza". E il secondo è questo: "Amerai il prossimo tuo come te
stesso". Non c'è altro comandamento più importante di questo” (Mc
12,29-31). L'Apostolo san Paolo lo richiama: “Chi ama il suo simile ha
adempiuto la legge. Infatti, il precetto: Non
commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi
altro comandamento, si riassumono in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L'amore non fa nessun male
al prossimo: pieno compimento della legge è l'amore” (Rm 13,8-10). (CCC 2463)
Nella moltitudine di esseri umani senza pane, senza tetto, senza fissa dimora,
come non riconoscere Lazzaro, il mendicante affamato della parabola? [Lc
17,19-31] Come non risentire Gesù: “Non l'avete fatto a me” (Mt 25,45)? (CCC 2464)
L'ottavo comandamento proibisce di falsare la verità nelle relazioni con gli
altri. Questa norma morale deriva dalla vocazione del popolo santo ad essere
testimone del suo Dio il quale è e vuole la verità. Le offese alla verità
esprimono, con parole o azioni, un rifiuto ad impegnarsi nella rettitudine
morale: sono profonde infedeltà a Dio e, in tal senso, scalzano le basi dell'Alleanza.