Gaudium et spes n. 27 e commento CCC
27. Rispetto della persona umana.
Azioni vergognose che guastano la civiltà e disonorano: eutanasia, omicidi volontari
[n. 27c4] [Sono certamente vergognose, guastano la
civiltà umana, disonorano coloro che così si comportano più ancora che quelli
che le subiscono e ledono grandemente l'onore del Creatore] l'eutanasia
e lo stesso suicidio volontario; tutto ciò che viola l'integrità della
persona umana,
(CCC 2261) La Scrittura precisa la
proibizione del quinto comandamento: “Non far morire l'innocente e il giusto”
(Es 23,7). L'uccisione volontaria di un innocente è gravemente contraria alla
dignità dell'essere umano, alla “regola d'oro” e alla santità del Creatore. La
legge che vieta questo omicidio ha una validità universale: obbliga tutti e
ciascuno, sempre e dappertutto. (CCC 2276)
Coloro la cui vita è minorata o indebolita richiedono un rispetto particolare.
Le persone ammalate o handicappate devono essere sostenute perché possano
condurre un'esistenza per quanto possibile normale. (CCC 2277) Qualunque ne siano i motivi e i mezzi, l'eutanasia
diretta consiste nel mettere fine alla vita di persone handicappate, ammalate o
prossime alla morte. Essa è moralmente inaccettabile. Così un'azione oppure
un'omissione che, da sé o intenzionalmente, provoca la morte allo scopo di
porre fine al dolore, costituisce un'uccisione gravemente contraria alla
dignità della persona umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore.
L'errore di giudizio, nel quale si può essere incorsi in buona fede, non muta
la natura di quest'atto omicida, sempre da condannare e da escludere [Sacra
Congregazione per la Dottrina della Fede, Dich. Iura et bona (1980). (CCC 2278)
L'interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate
rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la
rinuncia all'“accanimento terapeutico”. Non si vuole così procurare la morte:
si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal
paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne
hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli
interessi legittimi del paziente. (CCC 2279)
Anche se la morte è considerata imminente, le cure che d'ordinario sono dovute
ad una persona ammalata non possono essere legittimamente interrotte. L'uso di
analgesici per alleviare le sofferenze del moribondo, anche con il rischio di
abbreviare i suoi giorni, può essere moralmente conforme alla dignità umana, se
la morte non è voluta né come fine né come mezzo, ma è soltanto prevista e
tollerata come inevitabile. Le cure palliative costituiscono una forma
privilegiata della carità disinteressata. A questo titolo devono essere
incoraggiate.