Gaudium et spes n. 32 e commento CCC


32. Il Verbo incarnato e la solidarietà umana.  

Non vivere individualisticamente, ma uniti in società 

[n. 32a] Come Dio creò gli uomini non perché vivessero individualisticamente, ma perché si unissero in società, così a lui anche «... piacque santificare e salvare gli uomini non a uno a uno, fuori di ogni mutuo legame, ma volle costituirli in popolo, che lo conoscesse nella verità e santamente lo servisse»  (55).
Note: (55) CONC. VAT. II, Cost. dogm. sulla Chiesa Lumen Gentium, Cap. II, n. 9: AAS 57 (1965), pp. 12-13.

(CCC 787) Fin dall'inizio Gesù ha associato i suoi discepoli alla sua vita [Mc 1,16-20; Mc 3,13-19]; ha loro rivelato il mistero del Regno [Mt 13,10-17]; li ha resi partecipi della sua missione, della sua gioia [Lc 10,17-20] e delle sue sofferenze [Lc 22,28-30]. Gesù parla di una comunione ancora più intima tra sé e coloro che lo seguiranno: “Rimanete in me e io in voi. […] Io sono la vite, voi i tralci” (Gv 15,4-5). Annunzia inoltre una comunione misteriosa e reale tra il suo proprio Corpo e il nostro: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6,56). (CCC 788) Quando la sua presenza visibile è stata tolta ai discepoli, Gesù non li ha lasciati orfani [Gv 14,18]. Ha promesso di restare con loro sino alla fine dei tempi [Mt 28,20], ha mandato loro il suo Spirito [Gv 20,22; At 2,33]. In un certo senso, la comunione con Gesù è diventata più intensa: “Comunicando infatti il suo Spirito, costituisce misticamente come suo Corpo i suoi fratelli, chiamati da tutte le genti” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 7]. (CCC 783) Gesù Cristo è colui che il Padre ha unto con lo Spirito Santo e ha costituito “Sacerdote, Profeta e Re”. L'intero popolo di Dio partecipa a queste tre funzioni di Cristo e porta le responsabilità di missione e di servizio che ne derivano [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Redemptor hominis, 18-21]. 

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