Gaudium et spes n. 34 e commento CCC
34. Il valore dell'attività umana.
Il messaggio cristiano impegna a edificare il mondo
[n. 34e] Da ciò si
vede come il messaggio cristiano, lungi dal distogliere gli uomini dal compito
di edificare il mondo o dall'incitarli a disinteressarsi del bene dei propri
simili, li impegna piuttosto a tutto ciò con un obbligo ancora più pressante
(60).
Note: (60) Cf. Messaggio a tutti gli uomini indirizzato
dai Padri all’inizio del Concilio Vaticano II, 20 ott. 1962: AAS 54 (1962), pp.
822-823 [pag. 1113ss].
(CCC 2427) Il lavoro umano proviene immediatamente da
persone create ad immagine di Dio e chiamate a prolungare, le une con le altre
e per le altre, l'opera della creazione sottomettendo la terra [Gen 1,28; Conc.
Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 34;
Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus
annus, 31]. Il lavoro, quindi, è un dovere: “Chi non vuol lavorare, neppure
mangi” (2Ts 3,10) [1Ts 4,11]. Il lavoro esalta i doni del Creatore e i talenti
ricevuti. Può anche essere redentivo. Sopportando la penosa fatica [Gen
3,14-19] del lavoro in unione con Gesù, l'artigiano di Nazaret e il crocifisso
del Calvario, l'uomo in un certo modo coopera con il Figlio di Dio nella sua
opera redentrice. Si mostra discepolo di Cristo portando la croce, ogni giorno,
nell'attività che è chiamato a compiere [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens, 27]. Il lavoro può
essere un mezzo di santificazione e un'animazione delle realtà terrene nello
Spirito di Cristo.