Gaudium et spes n. 45 e commento CCC



45. Cristo, l'alfa e l'omega.

Io vengo e porto con me il premio, per retribuire ciascuno secondo le sue opere

[n. 45d] Dice il Signore stesso: « Ecco, io vengo presto, e porto con me il premio, per retribuire ciascuno secondo le opere sue. Io sono l'alfa e l'omega, il primo e l'ultimo, il principio e il fine» (Ap 22,12-13).
(CCC 1021) La morte pone fine alla vita dell'uomo come tempo aperto all'accoglienza o al rifiuto della grazia divina apparsa in Cristo [2Tm 1,9-10]. Il Nuovo Testamento parla del giudizio principalmente nella prospettiva dell'incontro finale con Cristo alla sua seconda venuta, ma afferma anche, a più riprese, l'immediata retribuzione che, dopo la morte, sarà data a ciascuno in rapporto alle sue opere e alla sua fede. La parabola del povero Lazzaro [Lc 16,22] e la parola detta da Cristo in croce al buon ladrone [Lc 23,43] così come altri testi del Nuovo Testamento [2Cor 5,8; Fil 1,23; Eb 9,27; 12,23] parlano di una sorte ultima dell'anima [Mt 16,26] che può essere diversa per le une e per le altre. (CCC 1022) Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione [Concilio di Lione II, Professione di fede di Michele Paleologo: DS 856; Concilio di Firenze II, Decretum pro Graecis: DS 1304; Concilio di Trento, Decretum de Purgatorio: DS 1820] o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo [Concilio di Lione II, Professione di fede di Michele Paleologo: DS 857; Giovanni XXII, Bolla Ne super his: DS 991; Benedetto XII, Cost. Benedictus Deus: DS 1000-1001; Concilio di Firenze II, Decretum pro Graecis:  DS 1305], oppure si dannerà immediatamente per sempre [Concilio di Lione II, Professione di fede di Michele Paleologo: DS 858; Benedetto XII, Cost. Benedictus Deus: DS 1002; Concilio di Firenze, Decretum pro Graecis: DS 1306]. “Alla sera della vita, saremo giudicati sull'amore” [San Giovanni della Croce, Avisos y sentencias, 57]. (CCC 1039) Davanti a Cristo che è la Verità sarà definitivamente messa a nudo la verità sul rapporto di ogni uomo con Dio [Gv 12,48]. Il giudizio finale manifesterà, fino alle sue ultime conseguenze, il bene che ognuno avrà compiuto o avrà omesso di compiere durante la sua vita terrena: “Tutto il male che fanno i cattivi viene registrato a loro insaputa. Il giorno in cui Dio non tacerà [...] egli si volgerà verso i malvagi e dirà loro: Io avevo posto sulla terra i miei poverelli, per voi. Io, loro capo, sedevo nel cielo alla destra di mio Padre, ma sulla terra le mie membra avevano fame. Se voi aveste donato alle mie membra, il vostro dono sarebbe giunto fino al capo. Quando ho posto i miei poverelli sulla terra, li ho costituiti come vostri fattorini perché portassero le vostre buone opere nel mio tesoro: voi non avete posto nulla nelle loro mani, per questo non possedete nulla presso di me” [Sant'Agostino, Sermo 18, 4, 4: PL 38, 130-131]. 

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