Gaudium et spes n. 49 e commento CCC
49. L'amore coniugale
Amore espresso e sviluppato degli atti propri del matrimonio
[n. 49e] Questo
amore è espresso e sviluppato in maniera tutta particolare dall'esercizio degli
atti che sono propri del matrimonio. Ne consegue che gli atti coi quali i
coniugi si uniscono in casta intimità sono onesti e degni; compiuti in modo
veramente umano, favoriscono la mutua donazione che essi significano ed
arricchiscono vicendevolmente nella gioia e nella gratitudine gli sposi stessi.
(CCC 1641) I coniugi cristiani “hanno, nel loro
stato di vita e nel loro ordine, il proprio dono in mezzo al popolo di Dio”
[Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium,
11]. Questa grazia propria del sacramento del Matrimonio è destinata a
perfezionare l'amore dei coniugi, a rafforzare la loro unità indissolubile. In
virtù di questa grazia essi “si aiutano a vicenda per raggiungere la santità
nella vita coniugale, nell'accettazione e nell'educazione della prole” [Lumen gentium, 11]. (CCC 1642) Cristo è la sorgente di questa grazia.
“Come un tempo Dio venne incontro al suo popolo con un patto di amore e di
fedeltà, così ora il Salvatore degli uomini e Sposo della Chiesa viene incontro
ai coniugi cristiani attraverso il sacramento del Matrimonio” [Conc. Ecum. Vat.
II, Gaudium et spes, 48]. Egli rimane
con loro, dà loro la forza di seguirlo prendendo su di sé la propria croce, di
rialzarsi dopo le loro cadute, di perdonarsi vicendevolmente, di portare gli
uni i pesi degli altri [Gal 6,2], di essere “sottomessi gli uni agli altri nel
timore di Cristo” (Ef 5,21) e di amarsi di un amore soprannaturale, tenero e
fecondo. Nelle gioie del loro amore e della loro vita familiare egli concede
loro, fin da quaggiù, una pregustazione del banchetto delle nozze dell'Agnello:
“Come sarò capace di esporre la felicità di quel matrimonio che la Chiesa
unisce, l'offerta eucaristica conferma, la benedizione suggella, gli angeli
annunciano e il Padre celeste ratifica? […] Quale giogo quello di due fedeli
uniti in un'unica speranza, in un unico desiderio, in un'unica osservanza, in
un unico servizio! Entrambi sono figli dello stesso Padre, servi dello stesso
Signore; non vi è nessuna divisione quanto allo spirito e quanto alla carne.
Anzi, sono veramente due in una sola carne e dove la carne è unica, unico è lo
spirito” [Tertulliano, Ad uxorem, 2,
8, 6-7: PL 1, 1415-1416; Giovanni Paolo II, Esort. ap. Familiaris consortio, 13].