Gaudium et spes n. 50 e commento CCC
50. La fecondità del matrimonio
Coniugi cristiani: coscienza sempre conforme alla legge divina
[n. 50c] E perciò adempiranno il loro dovere con umana e
cristiana responsabilità e, con docile riverenza verso Dio, di comune accordo e
con sforzo comune, si formeranno un retto giudizio: tenendo conto sia del
proprio bene personale che di quello dei figli, tanto di quelli nati che di
quelli che si prevede nasceranno; valutando le condizioni sia materiali che
spirituali della loro epoca e del loro stato di vita; e, infine, tenendo conto
del bene della comunità familiare, della società temporale e della Chiesa
stessa. Questo giudizio in ultima analisi lo devono formulare, davanti a Dio,
gli sposi stessi. Però nella loro linea di condotta i coniugi cristiani siano
consapevoli che non possono procedere a loro arbitrio, ma devono sempre essere
retti da una coscienza che sia conforme alla legge divina stessa; e siano
docili al magistero della Chiesa, che interpreta in modo autentico quella legge
alla luce del Vangelo.
(CCC 1655) Cristo ha voluto nascere e crescere in seno alla
Santa Famiglia di Giuseppe e di Maria. La Chiesa non è altro che la “famiglia
di Dio”. Fin dalle sue origini, il nucleo della Chiesa era spesso costituito da
coloro che, insieme con tutta la loro famiglia, erano divenuti credenti [At
18,8]. Allorché si convertivano, desideravano che anche tutta la loro famiglia
fosse salvata [At 16,31; 11,14]. Queste famiglie divenute credenti erano
piccole isole di vita cristiana in un mondo incredulo.