Gaudium et spes n. 50 e commento CCC



50. La fecondità del matrimonio

I coniugi adempiono la missione loro affidata da Dio

[n. 50e] Così quando gli sposi cristiani, fidando nella divina Provvidenza e coltivando lo spirito di sacrificio (117), svolgono il loro ruolo procreatore e si assumono generosamente le loro responsabilità umane e cristiane, glorificano il Creatore e tendono alla perfezione cristiana. Tra i coniugi che in tal modo adempiono la missione loro affidata da Dio, sono da ricordare in modo particolare quelli che, con decisione prudente e di comune accordo, accettano con grande animo anche un più grande numero di figli da educare convenientemente (118).

Note: (117) Cf. PIO XI, Encicl. Casti Connubii: AAS 22 (1930), pp. 547-548; Dz 2232 (3707). (118) Cf. 1 Cor 7,5.

(CCC 1652) “Per sua indole naturale, l'istituto stesso del matrimonio e l'amore coniugale sono ordinati alla procreazione e alla educazione della prole e in queste trovano il loro coronamento”: [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 48] “I figli sono il preziosissimo dono del matrimonio e contribuiscono moltissimo al bene degli stessi genitori. Lo stesso Dio che disse: “Non è bene che l'uomo sia solo” (Gen 2,18 ) e che “creò all'inizio l'uomo maschio e femmina” (Mt 19,4), volendo comunicare all'uomo una certa speciale partecipazione nella sua opera creatrice, benedisse l'uomo e la donna, dicendo loro: “Crescete e moltiplicatevi” (Gen 1,28). Di conseguenza la vera pratica dell'amore coniugale e tutta la struttura della vita familiare che ne nasce, senza posporre gli altri fini del matrimonio, a questo tendono che i coniugi, con fortezza d'animo, siano disposti a cooperare con l'amore del Creatore e del Salvatore, che attraverso di loro continuamente dilata e arricchisce la sua famiglia” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 50].  

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