Gaudium et spes n. 51 e commento CCC
51. Accordo dell'amore coniugale col rispetto della vita
Nessuna contraddizione tra leggi divine e autentico amore coniugale
[n. 51b] C'è chi presume portare a questi problemi
soluzioni non oneste, anzi non rifugge neppure dall'uccisione delle nuove vite.
La Chiesa ricorda, invece, che non può esserci vera contraddizione tra le leggi
divine, che reggono la trasmissione della vita, e quelle che favoriscono l'autentico
amore coniugale.
(CCC 2271) Fin dal primo secolo la
Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato. Questo
insegnamento non è mutato. Rimane invariabile. L'aborto diretto, cioè voluto
come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale: “Non
uccidere il bimbo con l'aborto, e non sopprimerlo dopo la nascita” [Didaché, 2,
2; Lettera dello Pseudo Barnaba, 19, 5; Lettera a Diogneto, 5, 6; Tertulliano,
Apologeticum, 9, 8: PL 1, 371-372]. “Dio, padrone della vita, ha affidato agli
uomini l'altissima missione di proteggere la vita, missione che deve essere
adempiuta in modo umano. Perciò la vita, una volta concepita, deve essere
protetta con la massima cura; e l'aborto come l'infanticidio sono abominevoli
delitti” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 51]. (CCC 2272) La cooperazione
formale a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa sanziona con una
pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana. “Chi procura
l'aborto, ottenendo l'effetto, incorre nella scomunica latae sententiae” [CIC
canone 1398] “per il fatto stesso d'aver commesso il delitto” [CIC canone 1314]
e alle condizioni previste dal Diritto [CIC canoni 1323-1324]. La Chiesa non
intende in tal modo restringere il campo della misericordia. Essa mette in
evidenza la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato
all'innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società.