Gaudium et spes n. 52 e commento CCC
52. Impegno di tutti per il bene del matrimonio e della famiglia
Aiutare la vocazione dei coniugi nella loro vita coniugale e familiare
[n. 52f] È compito
dei sacerdoti, provvedendosi una necessaria competenza sui problemi della vita
familiare, aiutare amorosamente la vocazione dei coniugi nella loro vita
coniugale e familiare con i vari mezzi della pastorale, con la predicazione
della parola di Dio, con il culto liturgico o altri aiuti spirituali,
fortificarli con bontà e pazienza nelle loro difficoltà e confortarli con
carità, perché si formino famiglie veramente serene.
(CCC 2379) Il Vangelo mostra che la sterilità
fisica non è un male assoluto. Gli sposi che, dopo aver esaurito i legittimi
ricorsi alla medicina, soffrono di sterilità, si uniranno alla croce del
Signore, sorgente di ogni fecondità spirituale. Essi possono mostrare la loro
generosità adottando bambini abbandonati oppure compiendo servizi significativi
a favore del prossimo. (CCC 2378) Il figlio non è qualcosa di dovuto, ma un dono. Il “dono più grande del matrimonio” è una persona umana. Il
figlio non può essere considerato come oggetto di proprietà: a ciò condurrebbe
il riconoscimento di un preteso “diritto al figlio”. In questo campo, soltanto
il figlio ha veri diritti: quello “di essere il frutto dell'atto specifico
dell'amore coniugale dei suoi genitori e anche il diritto a essere rispettato
come persona dal momento del suo concepimento” [Congregazione per la Dottrina
della Fede, Istr. Donum vitae, 2, 8].
(CCC 2377) Praticate in seno alla coppia, tali tecniche (inseminazione e
fecondazione artificiali omologhe) sono, forse, meno pregiudizievoli, ma
rimangono moralmente inaccettabili. Dissociano l'atto sessuale dall'atto
procreatore. L'atto che fonda l'esistenza del figlio non è più un atto con il
quale due persone si donano l'una all'altra, bensì un atto che “affida la vita
e l'identità dell'embrione al potere dei medici e dei biologi e instaura un dominio
della tecnica sull'origine e sul destino della persona umana. Una siffatta
relazione di dominio è in sé contraria alla dignità e alla uguaglianza che
dev'essere comune a genitori e figli” [Congregazione per la Dottrina della
Fede, Istr. Donum vitae, 2, 5]. “La procreazione è privata dal punto
di vista morale della sua perfezione propria quando non è voluta come il frutto
dell'atto coniugale, e cioè del gesto specifico della unione degli sposi […];
soltanto il rispetto del legame che esiste tra i significati dell'atto
coniugale e il rispetto dell'unità dell'essere umano consente una procreazione
conforme alla dignità della persona” [Donum
vitae, 2, 4].