Gaudium et spes n. 56 e commento CCC - CDS



56. Difficoltà e compiti

Grandi speranze, ma anche ansietà per le molteplici antinomie 

[n. 56a] In queste condizioni non stupisce che l'uomo sentendosi responsabile del progresso della cultura, nutra grandi speranze, ma consideri pure con ansietà le molteplici antinomie esistenti ch'egli deve risolvere. Che cosa si deve fare affinché gli intensificati rapporti culturali, che dovrebbero condurre ad un vero e fruttuoso dialogo tra classi e nazioni diverse, non turbino la vita delle comunità, né sovvertano la sapienza dei padri, né mettano in pericolo il carattere proprio di ciascun popolo? 

(CCC 1049) “Tuttavia l'attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo dell'umanità nuova che già riesce a offrire una certa prefigurazione che adombra il mondo nuovo. Pertanto, benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del regno di Cristo, tuttavia, nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l'umana società, tale progresso è di grande importanza” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 39]. (CCC 2293) La ricerca scientifica di base e anche la ricerca applicata costituiscono un’espressione significativa della signoria dell'uomo sulla creazione. La scienza e la tecnica sono preziose risorse quando vengono messe al servizio dell'uomo e ne promuovono lo sviluppo integrale a beneficio di tutti; non possono tuttavia, da sole, indicare il senso dell'esistenza e del progresso umano. La scienza e la tecnica sono ordinate all'uomo, dal quale traggono origine e sviluppo; esse, quindi, trovano nella persona e nei suoi valori morali l'indicazione del loro fine e la coscienza dei loro limiti. (CCC 2294) E' illusorio rivendicare la neutralità morale della ricerca scientifica e delle sue applicazioni. D'altra parte, i criteri orientativi non possono essere dedotti né dalla semplice efficacia tecnica, né dall'utilità che può derivarne per gli uni a scapito degli altri, né, peggio ancora, dalle ideologie dominanti. La scienza e la tecnica richiedono, per il loro stesso significato intrinseco, l'incondizionato rispetto dei criteri fondamentali della moralità; devono essere al servizio della persona umana, dei suoi inalienabili diritti, del suo bene vero e integrale, in conformità al progetto e alla volontà di Dio. 

 (CDS 579) La speranza cristiana imprime un grande slancio all'impegno in campo sociale, infondendo fiducia nella possibilità di costruire un mondo migliore, nella consapevolezza che non può esistere un «paradiso in terra» (Giovanni XXIII, Lett. enc. Mater et magistra: AAS 53 (1961) 451). I cristiani, specialmente i fedeli laici, sono esortati a comportarsi in modo che «la forza del Vangelo risplenda nella vita quotidiana, familiare e sociale. Essi si dimostrano come figli della promessa se, forti nella fede e nella speranza, profittano del tempo presente (cfr. Ef 5,16; Col 4,5) e attendono con perseveranza la gloria futura (cfr. Rm 8,25). E non nascondano questa speranza nell'interiorità del loro animo, ma con la continua conversione e la battaglia “contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male” (Ef 6,12) la esprimano anche nelle strutture della vita secolare» (Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 35: AAS 57 (1965) 40). Le motivazioni religiose di tale impegno possono non essere condivise, ma le convinzioni morali che ne discendono costituiscono un punto di incontro tra i cristiani e tutti gli uomini di buona volontà. 
(Commento dal CCC: Catechismo della Chiesa Cattolica e dal CDS: Compendio della dottrina sociale della Chiesa)

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