Gaudium et spes n. 56 e commento CCC - CDS
56. Difficoltà e compiti
Nuova cultura: dinamismo, espansione, fedeltà alla tradizione
[n. 56b] In qual modo promuovere il dinamismo e
l'espansione della nuova cultura senza che si perda la viva fedeltà al
patrimonio della tradizione? Questo problema si pone con particolare urgenza là
dove la cultura, che nasce dal grande sviluppo scientifico e tecnico, si deve
armonizzare con la cultura che, secondo le varie tradizioni, viene alimentata
dagli studi classici.
(CCC 337) È Dio che ha creato il mondo visibile in tutta la
sua ricchezza, la sua varietà e il suo ordine. La Scrittura presenta
simbolicamente l'opera del Creatore come un susseguirsi di sei giorni di
“lavoro” divino, che terminano nel “riposo” del settimo giorno [Gen 1,1-2,4].
Il testo sacro, riguardo alla creazione, insegna verità rivelate da Dio per la
nostra salvezza [Conc. Ecum. Vat. II, Dei
Verbum, 11], che consentono di “riconoscere la natura intima di tutta la
creazione, il suo valore e la sua ordinazione alla lode di Dio” [Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 36]. (CCC 338)
Non esiste nulla che non debba la propria
esistenza a Dio Creatore. Il mondo ha avuto inizio quando è stato tratto
dal nulla dalla Parola di Dio; tutti gli esseri esistenti, tutta la natura,
tutta la storia umana si radicano in questo evento primordiale: è la genesi
della formazione del mondo e dell'inizio del tempo [Sant'Agostino, De Genesi contra Manichaeos, 1, 2, 4: PL
35, 175]. (CCC 159) Fede e scienza.
“Anche se la fede è sopra la ragione, non vi potrà mai essere vera divergenza
tra fede e ragione: poiché lo stesso Dio che rivela i misteri e comunica la
fede, ha anche deposto nello spirito umano il lume della ragione, questo Dio
non potrebbe negare se stesso, né il vero contraddire il vero” [Concilio
Vaticano I, Dei Filius, c. 4: DS
3017]. “Perciò la ricerca metodica di ogni disciplina, se procede in maniera
veramente scientifica e secondo le norme morali, non sarà mai in reale
contrasto con la fede, perché le realtà profane e le realtà della fede hanno
origine dal medesimo Dio. Anzi, chi si sforza con umiltà e perseveranza di
scandagliare i segreti della realtà, anche senza che egli se ne avveda, viene
come condotto dalla mano di Dio, il quale, mantenendo in esistenza tutte le
cose, fa che siano quello che sono” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 36].
(CDS 583) Solo
la carità può cambiare completamente l'uomo (Cfr. Giovanni Paolo II, Lett.
ap. Novo millennio ineunte, 49-51:
AAS 93 (2001) 302-304). Un simile cambiamento non significa annullamento della
dimensione terrena in una spiritualità disincarnata (Cfr. Giovanni Paolo II,
Lett. enc. Centesimus annus, 5: AAS
83 (1991) 798-800). Chi pensa di conformarsi alla virtù soprannaturale
dell'amore senza tener conto del suo corrispondente fondamento naturale, che
include i doveri di giustizia, inganna se stesso: «La carità rappresenta il più
grande comandamento sociale. Essa rispetta gli altri e i loro diritti. Esige la
pratica della giustizia e soltanto essa ce ne rende capaci. Essa ispira una
vita che si fa dono di sé: “Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà,
chi invece la perde la salverà” (Lc 17,33)» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1889). Né la carità può
esaurirsi nella sola dimensione terrena delle relazioni umane e dei rapporti
sociali, perché deriva tutta la sua efficacia dal riferimento a Dio: «Alla sera
di questa vita comparirò davanti a Te con le mani vuote; infatti non ti chiedo,
o Signore, di tener conto delle mie opere. Tutte le nostre giustizie non sono
senza macchie ai tuoi occhi. Voglio perciò rivestirmi della tua giustizia e ricevere dal tuo amore l'eterno possesso di te stesso...» (Santa Teresa di Gesù
Bambino, Atto di offerta all'Amore
misericordioso: Preghiere: Opere complete, Libreria Editrice Vaticana,
Città del Vaticano 1997, pp. 942-943, citato in Catechismo della Chiesa Cattolica, 2011).
(Commento dal CCC: Catechismo della Chiesa Cattolica e dal
CDS: Compendio della dottrina sociale
della Chiesa)