Gaudium et spes n. 60 e commento CCC
60. Il riconoscimento del diritto di ciascuno alla cultura e sua attuazione
Promuovere la partecipazione delle donne alla vita culturale
[n. 60e] Le donne lavorano già in quasi tutti i settori
della vita; conviene però che esse possano svolgere pienamente i loro compiti
secondo le attitudini loro proprie. Sarà dovere di tutti far si che la
partecipazione propria e necessaria delle donne nella vita culturale sia
riconosciuta e promossa.
(CCC 2428) Nel lavoro la persona
esercita e attualizza una parte delle capacità iscritte nella sua natura. Il
valore primario del lavoro riguarda l'uomo stesso, che ne è l'autore e il
destinatario. Il lavoro è per l'uomo, e non l'uomo per il lavoro [Giovanni
Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens,
6]. Ciascuno deve poter trarre dal lavoro i mezzi di sostentamento per la
propria vita e per quella dei suoi familiari, e servire la comunità umana. (CCC
2427) Il lavoro umano proviene
immediatamente da persone create ad immagine di Dio e chiamate a prolungare, le
une con le altre e per le altre, l'opera della creazione sottomettendo la terra
[Gen 1,28; Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium
et spes, 34; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 31]. Il lavoro, quindi, è un dovere: “Chi non
vuol lavorare, neppure mangi” (2Ts 3,10) [1Ts 4,11]. Il lavoro esalta i doni
del Creatore e i talenti ricevuti. Può anche essere redentivo. Sopportando la
penosa fatica [Gen 3,14-19] del lavoro in unione con Gesù, l'artigiano di
Nazaret e il crocifisso del Calvario, l'uomo in un certo modo coopera con il
Figlio di Dio nella sua opera redentrice. Si mostra discepolo di Cristo
portando la croce, ogni giorno, nell'attività che è chiamato a compiere
[Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem
exercens, 27]. Il lavoro può essere un mezzo di santificazione e
un'animazione delle realtà terrene nello Spirito di Cristo.