Gaudium et spes n. 62 e commento CCC
62. Accordo fra cultura umana e insegnamento cristiano
Molti laici acquistino una formazione nelle scienze sacre
[n. 62l] È anzi
desiderabile che molti laici acquistino una conveniente formazione nelle
scienze sacre e che non pochi tra loro si diano di proposito a questi studi e
li approfondiscano con mezzi scientifici adeguati.
(CCC 900) I laici, come
tutti i fedeli, in virtù del Battesimo e della Confermazione, ricevono da Dio
l'incarico dell'apostolato; pertanto hanno l'obbligo e godono del diritto,
individualmente o riuniti in associazioni, di impegnarsi affinché il messaggio
divino della salvezza sia conosciuto e accolto da tutti gli uomini e su tutta
la terra; tale obbligo è ancora più pressante nei casi in cui solo per mezzo
loro gli uomini possono ascoltare il Vangelo e conoscere Cristo. Nelle comunità
ecclesiali, la loro azione è così necessaria che, senza di essa, l'apostolato
dei Pastori, la maggior parte delle volte, non può raggiungere il suo pieno
effetto [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 33]. (CCC 905) I laici compiono
la loro missione profetica anche mediante l'evangelizzazione, cioè con
l'annunzio di Cristo “fatto con la testimonianza della vita e con la parola”.
Questa azione evangelizzatrice ad opera dei laici “acquista una certa nota
specifica e una particolare efficacia, dal fatto che viene compiuta nelle
comuni condizioni del secolo” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 35]: “Tale apostolato non consiste nella sola
testimonianza della vita: il vero apostolo cerca le occasioni per annunziare
Cristo con la parola, sia ai credenti [...] sia agli infedeli” [Id., Apostolicam actuositatem, 6; Id., Ad gentes, 15]. (CCC
906) Tra i fedeli laici coloro che ne sono capaci e che vi si preparano
possono anche prestare la loro collaborazione alla formazione catechistica [Cf.
CIC canoni 774; 776; 780], all'insegnamento delle scienze sacre [can. 229], ai
mezzi di comunicazione sociale [can. 822, § 3]. (CCC 907)
“In rapporto alla scienza, alla competenza e al prestigio di cui godono, essi
hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di manifestare ai sacri
Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa e di renderlo
noto agli altri fedeli, salva restando l'integrità della fede e dei costumi e
il rispetto verso i Pastori, tenendo inoltre presente l'utilità comune e la
dignità della persona” [CIC canone 212
§ 3].