Gaudium et spes n. 67 e commento CCC
67. Lavoro, condizione di lavoro e tempo libero
Il lavoro procede direttamente dalla persona
[n. 67b] Tale lavoro, infatti, sia svolto in forma
indipendente sia per contratto con un imprenditore, procede direttamente dalla
persona, la quale imprime nella natura quasi il suo sigillo e la sottomette
alla sua volontà. Con il lavoro, l'uomo provvede abitualmente al sostentamento
proprio e dei suoi familiari, comunica con gli altri, rende un servizio agli
uomini suoi fratelli e può praticare una vera carità e collaborare attivamente
al completamento della divina creazione.
(CCC 378) Il segno della
familiarità dell'uomo con Dio è il fatto che Dio lo colloca nel giardino [Gen
2,8], dove egli vive “per coltivarlo e custodirlo” (Gen 2,15): il lavoro non è
una fatica penosa [Gen 3,17-19], ma la collaborazione dell'uomo e della donna
con Dio nel portare a perfezione la creazione visibile. (CCC 531) Durante la maggior parte della sua vita, Gesù ha
condiviso la condizione della stragrande maggioranza degli uomini: un'esistenza
quotidiana senza apparente grandezza, vita di lavoro manuale, vita religiosa
giudaica sottomessa alla Legge di Dio [Gal 4,4], vita nella comunità. Riguardo
a tutto questo periodo ci è rivelato che Gesù era sottomesso [Lc 2,51] ai suoi
genitori e che “cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini”
(Lc 2,52). (CCC 2434) Il giusto salario
è il frutto legittimo del lavoro. Rifiutarlo o non darlo a tempo debito può
rappresentare una grave ingiustizia [Lv 19,13; Dt 24,14-15; Gc 5,4]. Per
stabilire l'equa remunerazione, si deve tener conto sia dei bisogni sia delle
prestazioni di ciascuno. “Il lavoro va remunerato in modo tale da garantire i
mezzi sufficienti per permettere al singolo e alla sua famiglia una vita
dignitosa su un piano materiale, sociale, culturale e spirituale,
corrispondentemente al tipo di attività e grado di rendimento economico di
ciascuno, nonché alle condizioni dell'impresa e al bene comune” [Conc. Ecum.
Vat. II, Gaudium et spes, 67]. Non è
sufficiente l'accordo tra le parti a giustificare moralmente l'ammontare del
salario.