Gaudium et spes n. 75 e commento CDS
75. Collaborazione di tutti alla vita pubblica
[n. 75d] Si guardino i governanti dall'ostacolare i
gruppi familiari, sociali o culturali, i corpi o istituti intermedi, né li
privino delle loro legittime ed efficaci attività, che al contrario devono
volentieri e ordinatamente favorire.
(CDS 213) La famiglia,
comunità naturale in cui si esperimenta la socialità umana, contribuisce in
modo unico e insostituibile al bene della società. La comunità familiare,
infatti, nasce dalla comunione delle persone: «La “comunione” riguarda la relazione personale tra l'“io” e il “tu”. La
“comunità” invece supera questo
schema nella direzione di una “società”, di un “noi”. La famiglia, comunità di
persone, è pertanto la prima “società” umana» (Giovanni Paolo II, Lett. alle famiglie Gratissimam
sane, 7: AAS 86 (1994) 875; cfr. Catechismo
della Chiesa Cattolica, 2206). Una
società a misura di famiglia è la migliore garanzia contro ogni deriva di tipo
individualista o collettivista, perché in essa la persona è sempre al centro
dell'attenzione in quanto fine e mai come mezzo. È del tutto evidente che
il bene delle persone e il buon funzionamento della società sono strettamente
connessi «con una felice collocazione della comunità coniugale e familiare» (Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 47: AAS 58 (1966) 1067;
cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica,
2210). Senza famiglie forti nella comunione e stabili nell'impegno, i
popoli si indeboliscono. Nella famiglia vengono inculcati fin dai primi anni di
vita i valori morali, si trasmette il patrimonio spirituale della comunità
religiosa e quello culturale della Nazione. In essa si fa l'apprendistato delle
responsabilità sociali e della solidarietà (Cfr. Catechismo della Chiesa
Cattolica, 2224).
(Commento CDS dal Compendio della dottrina sociale della
Chiesa)