Gaudium et spes n. 76 e commento CDS



76. La comunità politica e la Chiesa

[n. 76a] È di grande importanza, soprattutto in una società pluralista, che si abbia una giusta visione dei rapporti tra la comunità politica e la Chiesa e che si faccia una chiara distinzione tra le azioni che i fedeli, individualmente o in gruppo, compiono in proprio nome, come cittadini, guidati dalla loro coscienza cristiana, e le azioni che essi compiono in nome della Chiesa in comunione con i loro pastori.
(CDS 424) La Chiesa e la comunità politica, pur esprimendosi ambedue con strutture organizzative visibili, sono di natura diversa sia per la loro configurazione sia per le finalità che perseguono. Il Concilio Vaticano II ha riaffermato solennemente: «Nel proprio campo, la comunità politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l'una dall'altra» (Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 76: AAS 58 (1966) 1099; cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2245). La Chiesa si organizza con forme atte a soddisfare le esigenze spirituali dei suoi fedeli, mentre le diverse comunità politiche generano rapporti e istituzioni al servizio di tutto ciò che rientra nel bene comune temporale. L'autonomia e l'indipendenza delle due realtà si mostrano chiaramente soprattutto nell'ordine dei fini. Il dovere di rispettare la libertà religiosa impone alla comunità politica di garantire alla Chiesa lo spazio d'azione necessario. La Chiesa, d'altra parte, non ha un campo di competenza specifica per quanto riguarda la struttura della comunità politica: «La Chiesa rispetta la legittima autonomia dell'ordine democratico e non ha titolo per esprimere preferenze per l'una o l'altra soluzione istituzionale o costituzionale» (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 47: AAS 83 (1991) 852) e non ha neppure il compito di entrare nel merito dei programmi politici, se non per le loro implicazioni religiose e morali.
(Commento CDS dal Compendio della dottrina sociale della Chiesa)

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