Gaudium et spes n. 79 e commento CDS



79. Il dovere di mitigare l'inumanità della guerra

[n. 79c] Esistono, in materia di guerra, varie convenzioni internazionali, che un gran numero di nazioni ha sottoscritto per rendere meno inumane le azioni militari e le loro conseguenze. Tali sono le convenzioni relative alla sorte dei militari feriti o prigionieri e molti impegni del genere. Tutte queste convenzioni dovranno essere osservate; anzi le pubbliche autorità e gli esperti in materia dovranno fare ogni sforzo, per quanto è loro possibile, affinché siano perfezionate, in modo da renderle capaci di porre un freno più adatto ed efficace alle atrocità della guerra. Sembra inoltre conforme ad equità che le leggi provvedano umanamente al caso di coloro che, per motivi di coscienza, ricusano l'uso delle armi, mentre tuttavia accettano qualche altra forma di servizio della comunità umana.
(CDS 497) Il Magistero condanna «l'enormità della guerra» (1032) e chiede che sia considerata con un approccio completamente nuovo (1033): infatti, «riesce quasi impossibile pensare che nell'era atomica la guerra possa essere utilizzata come strumento di giustizia» (1034). La guerra è un «flagello» (1035) e non rappresenta mai un mezzo idoneo per risolvere i problemi che sorgono tra le Nazioni: «Non lo è mai stato e mai lo sarà» (1036), perché genera conflitti nuovi e più complessi (1037). Quando scoppia, la guerra diventa una «inutile strage» (1038), una «avventura senza ritorno» (1039), che compromette il presente e mette a rischio il futuro dell'umanità: «Nulla è perduto con la pace. Tutto può essere perduto con la guerra» (1040). I danni causati da un conflitto armato non sono solamente materiali, ma anche morali (1041). La guerra è, in definitiva, «il fallimento di ogni autentico umanesimo» (1042), «è sempre una sconfitta dell'umanità» (1043): «non più gli uni contro gli altri, non più, mai! ... non più la guerra, non più la guerra!» (1044).

Note: (1032) Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 77: AAS 58 (1966) 1100; cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2307-2317. (1033) Cfr. Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 80: AAS 58 (1966) 1103-1104. (1034) Giovanni XXIII, Lett. enc. Pacem in terris: AAS 55 (1963) 291. (1035) Leone XIII, Allocuzione al Collegio dei Cardinali, Acta Leonis XIII, 19 (1899) 270-272. (1036) Giovanni Paolo II, Incontro con gli Officiali del Vicariato di Roma (17 gennaio 1991): Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XIV, 1 (1991) 132; cfr. Id., Discorso ai Vescovi di Rito Latino della Regione Araba (1º ottobre 1990), 4: AAS 83 (1991) 475), perché genera conflitti nuovi e più complessi (Cfr. Paolo VI, Discorso ai Cardinali (24 giugno 1965): AAS 57 (1965) 643-644. (1037) (Cfr. Paolo VI, Discorso ai Cardinali (24 giugno 1965): AAS 57 (1965) 643-644). (1038) Benedetto XV, Appello ai Capi dei popoli belligeranti (1º agosto 1917): AAS 9 (1917) 423. (1039) Giovanni Paolo II, Preghiera per la pace durante l'Udienza Generale (16 gennaio 1991): Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XIV, 1 (1991) 121. (1040) Pio XII, Radiomessaggio (24 agosto 1939): AAS 31 (1939) 334; Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1993, 4: AAS 85 (1993) 433-434; cfr. Giovanni XXIII, Lett. enc. Pacem in terris: AAS 55 (1963) 288. (1041) Cfr. Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 79: AAS 58 (1966) 1102-1103. (1042) Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1999, 11: AAS 91 (1999) 385. (1043) Giovanni Paolo II, Discorso al Corpo Diplomatico (13 gennaio 2003), 4: AAS 95 (2003) 323. (1044) Paolo VI, Discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (4 ottobre 1965), 5: AAS 57 (1965) 881.
(CDS 498) La ricerca di soluzioni alternative alla guerra per risolvere i conflitti internazionali ha assunto oggi un carattere di drammatica urgenza, poiché «la potenza terrificante dei mezzi di distruzione, accessibili perfino alle medie e piccole potenze, e la sempre più stretta connessione, esistente tra i popoli di tutta la terra, rendono assai arduo o praticamente impossibile limitare le conseguenze di un conflitto (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 51: AAS 83 (1991) 857). È quindi essenziale la ricerca delle cause che originano un conflitto bellico, anzitutto quelle collegate a situazioni strutturali di ingiustizia, di miseria, di sfruttamento, sulle quali bisogna intervenire con lo scopo di rimuoverle: «Per questo, l'altro nome della pace è lo sviluppo. Come esiste la responsabilità collettiva di evitare la guerra, così esiste la responsabilità collettiva di promuovere lo sviluppo» (Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 52: AAS 83 (1991) 858).
(Commento CDS dal Compendio della dottrina sociale della Chiesa)

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