Gaudium et spes n. 80 e commento CCC e CDS
80. La guerra totale
[n. 80b] Tutte queste cose ci obbligano a considerare
l'argomento della guerra con mentalità completamente nuova (167). Sappiano gli
uomini di questa età che dovranno rendere severo conto dei loro atti di guerra,
perché il corso dei tempi futuri dipenderà in gran parte dalle loro decisioni
di oggi.
(167) Cf. GIOVANNI
XXIII, Encicl. Pacem in terris, 11 apr.
1963: AAS 55 (1963), pp. 291: “Perciò in questa nostra età, che si vanta della
forza atomica, è contrario alla ragione essere sempre predisposti alla guerra
per ricuperare i diritti violati”.
(CCC 2327) Si deve fare tutto ciò
che è ragionevolmente possibile per evitare la guerra, dati i mali e le
ingiustizie di cui è causa. La Chiesa prega: “Dalla fame, dalla peste e dalla
guerra liberaci, Signore”. (CCC 2328) La Chiesa e la ragione umana dichiarano
la permanente validità della legge morale durante i conflitti armati. Le
pratiche contrarie al diritto delle genti e ai suoi principi universali,
deliberatamente messe in atto, sono dei crimini. (CCC 2329) “La corsa agli
armamenti è una delle piaghe più gravi dell'umanità e danneggia in modo
intollerabile i poveri” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 81]. (CDS 500) Una guerra di aggressione è intrinsecamente immorale. Nel tragico caso
in cui essa si scateni, i responsabili di uno Stato aggredito hanno il diritto
e il dovere di organizzare la difesa anche usando la forza delle armi (Cfr. Catechismo
della Chiesa Cattolica, 2265). L'uso della forza, per essere lecito,
deve rispondere ad alcune rigorose condizioni: «che il danno causato
dall'aggressore alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole, grave
e certo; — che tutti gli altri mezzi per porvi fine si siano rivelati
impraticabili o inefficaci; — che ci siano fondate condizioni di successo; —
che il ricorso alle armi non provochi mali e disordini più gravi del male da
eliminare. Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo peso la
potenza dei moderni mezzi di distruzione. Questi sono gli elementi tradizionali
elencati nella dottrina detta della “guerra giusta”. La valutazione di tali
condizioni di legittimità morale spetta al giudizio prudente di coloro che
hanno la responsabilità del bene comune» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2309). Se tale responsabilità
giustifica il possesso di mezzi sufficienti per esercitare il diritto alla difesa, resta per gli Stati l'obbligo di fare tutto
il possibile per «garantire le condizioni della pace non soltanto sul proprio
territorio, ma in tutto il mondo» (Pontificio
Consiglio della Giustizia e della Pace, Il
commercio internazionale delle armi (1º maggio 1994), I, 6, Libreria
Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1994, p. 12). Non bisogna
dimenticare che «altro è ricorrere alle armi perché i popoli siano
legittimamente difesi, altro voler soggiogare altre nazioni. Né la potenza
bellica rende legittimo ogni suo impiego militare o politico. Né diventa tutto
lecito tra i belligeranti quando la guerra è ormai disgraziatamente scoppiata»
(Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 79: AAS 58 (1966) 1103).
(Commento CCC dal Catechismo della Chiesa Cattolica e CDS dal
Compendio della dottrina sociale della
Chiesa)