Gaudium et spes n. 86 e commento CDS



86. Alcune norme opportune

[n. 86c] Si fondino istituti capaci di promuovere e di regolare il commercio internazionale, specialmente con le nazioni meno sviluppate, e destinati pure a compensare gli inconvenienti che derivano dall'eccessiva disuguaglianza di potere fra le nazioni. Accanto all'aiuto tecnico, culturale e finanziario, un simile ordinamento dovrebbe mettere a disposizione delle nazioni in via di sviluppo le risorse necessarie ad ottenere una crescita soddisfacente della loro economia.
(CDS 449) All'inizio del nuovo millennio, la povertà di miliardi di uomini e donne è «la questione che più di ogni altra interpella la nostra coscienza umana e cristiana» (935). La povertà pone un drammatico problema di giustizia: la povertà, nelle sue diverse forme e conseguenze, si caratterizza per una crescita ineguale e non riconosce a ogni popolo «l'eguale diritto “ad assidersi alla mensa del banchetto comune”» (936). Tale povertà rende impossibile la realizzazione di quell'umanesimo plenario che la Chiesa auspica e persegue, affinché le persone e i popoli possano «essere di più» (937) e vivere in «condizioni più umane» (938). La lotta alla povertà trova una forte motivazione nell'opzione, o amore preferenziale, della Chiesa per i poveri (939). In tutto il suo insegnamento sociale la Chiesa non si stanca di ribadire anche altri suoi fondamentali principi: primo fra tutti, quello della destinazione universale dei beni (940). Con la costante riaffermazione del principio della solidarietà, la dottrina sociale sprona a passare all'azione per promuovere «il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti» (941). Il principio della solidarietà, anche nella lotta alla povertà, deve essere sempre opportunamente affiancato da quello della sussidiarietà, grazie al quale è possibile stimolare lo spirito d'iniziativa, base fondamentale di ogni sviluppo socio-economico, negli stessi Paesi poveri (942): ai poveri si deve guardare «non come ad un problema, ma come a coloro che possono diventare soggetti e protagonisti di un futuro nuovo e più umano per tutto il mondo» (943).   

Note: (935) Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2000, 14: AAS 92 (2000) 366; cfr. anche Id., Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1993, 1: AAS 85 (1993) 429-430. (936) Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 33: AAS 80 (1988) 558. Cfr. Paolo VI, Lett. enc. Populorum progressio, 47: AAS 59 (1967) 280. (937) Paolo VI, Lett. enc. Populorum progressio, 6: AAS 59 (1967) 260; cfr. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 28: AAS 80 (1988) 548-550. (938) Paolo VI, Lett. enc. Populorum progressio, 20-21: AAS 59 (1967) 267-268. (939) Cfr. Giovanni Paolo II, Discorso alla Terza Conferenza Generale dell'Episcopato Latino-Americano, Puebla (28 gennaio 1979), I/8: AAS 71 (1979) 194-195. (940) Cfr. Paolo VI, Lett. enc. Populorum progressio, 22: AAS 59 (1967) 268. (941) Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 38: AAS 80 (1988) 566. (942) Cfr. Paolo VI, Lett. enc. Populorum progressio, 55: AAS 59 (1967) 284; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 44: AAS 80 (1988) 575-577. (943) Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2000, 14: AAS 92 (2000) 366.  
(Commento CDS dal Compendio della dottrina sociale della Chiesa)

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