Gaudium et spes n. 93 e commento CCC
93. Un mondo da costruire e da condurre al suo fine
[n. 93a] I cristiani, ricordando le parole del Signore:
«in questo conosceranno tutti che siete i miei discepoli, se vi amerete gli uni
gli altri» (Gv 13,35), niente possono desiderare più ardentemente che servire
con maggiore generosità ed efficacia gli uomini del mondo contemporaneo.
Perciò, aderendo fedelmente al Vangelo e beneficiando della sua forza, uniti
con tutti coloro che amano e praticano la giustizia, hanno assunto un compito
immenso da adempiere su questa terra: di esso dovranno rendere conto a colui
che tutti giudicherà nell'ultimo giorno.
(CCC 735)
Egli dona allora la “caparra” o le “primizie” della nostra eredità [Rm 8,23;
2Cor 1,21]; la vita stessa della Santissima Trinità che consiste nell'amare
come egli ci ha amati [1Gv 4,11-12]. Questo amore (la carità di 1Cor 13) è il
principio della vita nuova in Cristo, resa possibile dal fatto che abbiamo
“forza dallo Spirito Santo” (At 1,8). (CCC 736)
È per questa potenza dello Spirito che i figli di Dio possono portare frutto.
Colui che ci ha innestati sulla vera Vite, farà sì che portiamo il frutto dello
Spirito che “è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà,
mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22-23). Lo Spirito è la nostra vita; quanto più
rinunciamo a noi stessi [Mt 16,24-26], tanto più lo Spirito fa che anche
operiamo (Gal 5,25). “Con lo Spirito Santo, che rende spirituali, c'è la
riammissione al paradiso, il ritorno alla condizione di figlio, il coraggio di
chiamare Dio Padre, il diventare partecipe della grazia di Cristo, l'essere
chiamato figlio della luce, il condividere la gloria eterna” [San Basilio
Magno, Liber de Spiritu Sancto, 15,
36: PG 32, 132].