Gaudium et spes n. 93 e commento CCC



93. Un mondo da costruire e da condurre al suo fine

[n. 93b] Non tutti infatti quelli che dicono: « Signore, Signore », entreranno nel regno dei cieli, ma quelli che fanno la volontà del Padre e coraggiosamente agiscono (172). 

Note: (172) Cf. Mt 7,21.  

(CCC 1822) La carità è la virtù teologale per la quale amiamo Dio sopra ogni cosa per se stesso, e il nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio. (CCC 1823) Gesù fa della carità il comandamento nuovo [Gv 13,34]. Amando i suoi “sino alla fine” (Gv 13,1), egli manifesta l'amore che riceve dal Padre. Amandosi gli uni gli altri, i discepoli imitano l'amore di Gesù, che essi ricevono a loro volta. Per questo Gesù dice: “Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore” (Gv 15,9). E ancora: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati” (Gv 15,12). (CCC 1824) La carità, frutto dello Spirito e pienezza della legge, osserva i comandamenti di Dio e del suo Cristo: “Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore” (Gv 15,9-10; cf Mt 22,40; Rm 13,8-10). (CCC 1825) Cristo è morto per amore verso di noi, quando eravamo ancora “nemici” (Rm 5,10). Il Signore ci chiede di amare come lui, perfino i nostri nemici [Mt 5,44], di farci il prossimo del più lontano [Lc 10,27-37], di amare i bambini [Mc 9,37] e i poveri come lui stesso [Mt 25,40.45]. L'Apostolo san Paolo ha dato un ineguagliabile quadro della carità: “La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta” (1Cor 13,4-7). 

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