Gaudium et spes n. 93 e commento CCC
93. Un mondo da costruire e da condurre al suo fine
[n. 93d] Così facendo, risveglieremo in tutti gli uomini
della terra una viva speranza, dono dello Spirito Santo, affinché alla fine
essi vengano ammessi nella pace e felicità somma, nella patria che risplende
della gloria del Signore.
(CCC 1817) La speranza è la
virtù teologale per la quale desideriamo il regno dei cieli e la vita eterna
come nostra felicità, riponendo la nostra fiducia nelle promesse di Cristo e
appoggiandoci non sulle nostre forze, ma sull'aiuto della grazia dello Spirito
Santo. “Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché
è fedele colui che ha promesso” (Eb 10,23). Lo Spirito è stato “effuso da lui
su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, Salvatore nostro, perché,
giustificati dalla sua grazia, diventassimo eredi, secondo la speranza, della
vita eterna” (Tt 3,6-7). (CCC 1818) La virtù della speranza risponde
all'aspirazione alla felicità, che Dio ha posto nel cuore di ogni uomo; essa
assume le attese che ispirano le attività degli uomini; le purifica per
ordinarle al regno dei cieli; salvaguarda dallo scoraggiamento; sostiene in
tutti i momenti di abbandono; dilata il cuore nell'attesa della beatitudine
eterna. Lo slancio della speranza preserva dall'egoismo e conduce alla gioia
della carità. (CCC 1819) La speranza cristiana riprende e porta a pienezza la
speranza del popolo eletto, la quale trova la propria origine ed il proprio
modello nella speranza di Abramo, colmato in Isacco delle promesse di Dio e
purificato dalla prova del sacrificio [Gen 17,4-8; 22,1-18]. “Egli ebbe fede
sperando contro ogni speranza e così divenne padre di molti popoli” (Rm 4,18).