LUMEN GENTIUM 13 e commento CCC
L'unico popolo di Dio è universale
13c Essa si
ricorda infatti di dover far opera di raccolta con quel Re, al quale sono state
date in eredità le genti (cfr. Sal 2,8), e nella cui città queste portano i
loro doni e offerte (cfr. Sal 71 (72),10; Is 60,4-7). Questo carattere di
universalità, che adorna e distingue il popolo di Dio è dono dello stesso
Signore, e con esso la Chiesa cattolica efficacemente e senza soste tende a
ricapitolare tutta l'umanità, con tutti i suoi beni, in Cristo capo, nell'unità
dello Spirito di lui [24].
Note
[24] Cf. S. IRENEO, Adv.
Haer. III, 16, 6; III, 22, 1-3: PG 7, 925C-926A e 955C-958A; HARVEY 2, 87s.
e 120-123; SAGNARD, ed. Sources Chr., pp. 290-292 e 372ss.
(CCC 814) Fin dal principio,
questa Chiesa “una” si presenta tuttavia con una grande diversità, che proviene sia dalla varietà dei doni di Dio sia dalla
molteplicità delle persone che li ricevono. Nell'unità del popolo di Dio si
radunano le diversità dei popoli e delle culture. Tra i membri della Chiesa
esiste una diversità di doni, di funzioni, di condizioni e modi di vita; “nella
comunione ecclesiastica vi sono legittimamente delle Chiese particolari, che
godono di proprie tradizioni” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 13]. La grande ricchezza di tale diversità non si
oppone all'unità della Chiesa. Tuttavia, il peccato e il peso delle sue
conseguenze minacciano continuamente il dono dell'unità. Anche l'Apostolo deve
esortare a “conservare l'unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace”
(Ef 4,3).