LUMEN GENTIUM 22 e commento CCC
Il collegio dei vescovi e il suo capo
22c Il collegio o
corpo episcopale non ha però autorità, se non lo si concepisce unito al
Pontefice romano, successore di Pietro, quale suo capo, e senza pregiudizio per
la sua potestà di primato su tutti, sia pastori che fedeli. Infatti il Romano
Pontefice, in forza del suo Ufficio, cioè di Vicario di Cristo e Pastore di tutta
la Chiesa, ha su questa una potestà piena, suprema e universale, che può sempre
esercitare liberamente. D'altra parte, l'ordine dei vescovi, il quale succede
al collegio degli apostoli nel magistero e nel governo pastorale, anzi, nel
quale si perpetua il corpo apostolico, è anch'esso insieme col suo capo il
romano Pontefice, e mai senza questo capo, il soggetto di una suprema e piena
potestà su tutta la Chiesa [63] sebbene tale potestà non possa essere
esercitata se non col consenso del romano Pontefice.
Note
[63] Cf. la relazione
ufficiale ZINELLI al CONC. VAT I: MANSI 52, 1109C.
(CCC 882) Il Papa, Vescovo di Roma e Successore di
san Pietro, “è il perpetuo e visibile principio e fondamento dell'unità sia dei
Vescovi sia della moltitudine dei fedeli” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 23]. “Infatti il Romano
Pontefice, in virtù del suo ufficio di Vicario di Cristo e di Pastore di tutta
la Chiesa, ha sulla Chiesa la potestà piena, suprema e universale, che può sempre
esercitare liberamente” [Lumen gentium,
22].