LUMEN GENTIUM 23 e commento CCC
Le relazioni all'interno del collegio episcopale
23d Tutti i
vescovi, infatti, devono promuovere e difendere l'unità della fede e la
disciplina comune all'insieme della Chiesa, formare i fedeli all'amore per
tutto il corpo mistico di Cristo, specialmente delle membra povere, sofferenti
e di quelle che sono perseguitate a causa della giustizia (cfr. Mt 5,10), e
infine promuovere ogni attività comune alla Chiesa, specialmente nel procurare
che la fede cresca e sorga per tutti gli uomini la luce della piena verità. Del
resto è certo che, reggendo bene la propria Chiesa come una porzione della
Chiesa universale, contribuiscono essi stessi efficacemente al bene di tutto il
corpo mistico, che è pure il corpo delle Chiese [70].
Note
[70] Cf. S. ILARIO DI POIT., In Ps.
14,3: PL 9, 206; CSEL 22, p. 86. S. GREGORIO M., Moral. IV, 7, 12: PL 75, 643C.
PSEUDO BASILIO, In Is. 15, 296: PG 30, 637C.
(CCC 886) “I Vescovi, singolarmente presi, sono il
principio visibile e il fondamento dell'unità nelle loro Chiese particolari”
[Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium,
23]. In quanto tali “esercitano il loro pastorale governo sopra la porzione del
Popolo di Dio che è stata loro affidata”, [Ib.] coadiuvati dai presbiteri e dai
diaconi. Ma, in quanto membri del Collegio episcopale, ognuno di loro è
partecipe della sollecitudine per tutte le Chiese, [Conc. Ecum. Vat. II, Christus Dominus, 3] e la esercita
innanzi tutto “reggendo bene la propria Chiesa come porzione della Chiesa
universale”, contribuendo così “al bene di tutto il corpo mistico che è pure il
corpo delle Chiese” [Lumen gentium,
23]. Tale sollecitudine si estenderà particolarmente ai poveri [Gal 2,10], ai
perseguitati per la fede, come anche ai missionari che operano in tutta la
terra.