LUMEN GENTIUM 23 e commento CCC



Le relazioni all'interno del collegio episcopale

23h Alcune fra esse, soprattutto le antiche Chiese patriarcali, quasi matrici della fede, ne hanno generate altre a modo di figlie, colle quali restano fino ai nostri tempi legate da un più stretto vincolo di carità nella vita sacramentale e nel mutuo rispetto dei diritti e dei doveri [73]. Questa varietà di Chiese locali tendenti all'unità dimostra con maggiore evidenza la cattolicità della Chiesa indivisa. In modo simile le Conferenze episcopali possono oggi portare un molteplice e fecondo contributo acciocché il senso di collegialità si realizzi concretamente.

Note
[73] Sui diritti delle Sedi patriarcali cf. CONC. DI NICEA, can. 6 per Alessandria e Antiochia, e can. 7 per Gerusalemme: Conc. Oec. Decr., p. 8 CONC. LATER. IV, anno 1215, Costit. V: De dignitate Patriarcharum: ibid. p. 212 [Dz 811]. CONC. DI FERR.-FIR.: ibid., p. 504 [Dz 1307-08; Collantes 7.159-60].

(CCC 1560) Ogni Vescovo ha, quale vicario di Cristo, l'ufficio pastorale della Chiesa particolare che gli è stata affidata, ma nello stesso tempo porta collegialmente con tutti i fratelli nell'Episcopato la sollecitudine per tutte le Chiese: “Se ogni Vescovo è propriamente Pastore soltanto della porzione del gregge affidata alle sue cure, la sua qualità di legittimo successore degli Apostoli, per istituzione divina, lo rende solidarmente responsabile della missione apostolica della Chiesa” [Pio XII, Lett. enc. Fidei donum; Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 23; Id., Christus Dominus, 4; 36; 37; Id., Ad gentes, 5; 6; 38]. 

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