LUMEN GENTIUM 25 e commento CCC
La funzione d'insegnamento dei vescovi
25c Quantunque i
vescovi, presi a uno a uno, non godano della prerogativa dell'infallibilità,
quando tuttavia, anche dispersi per il mondo, ma conservando il vincolo della
comunione tra di loro e col successore di Pietro, si accordano per insegnare
autenticamente che una dottrina concernente la fede e i costumi si impone in
maniera assoluta, allora esprimono infallibilmente la dottrina di Cristo [76].
La cosa è ancora più manifesta quando, radunati in Concilio ecumenico, sono per
tutta la Chiesa dottori e giudici della fede e della morale; allora bisogna
aderire alle loro definizioni con l'ossequio della fede [77].
Note
[76] Cf. CONC. VAT.
I, Cost. dogm. Dei Filius, 3: Dz 1792 (3011) [Collantes 1.070]. Cf. la
nota aggiunta allo Schema I De Eccl. (desunta da S. ROB. BELLARMINO):
MANSI 51, 579C; e lo Schema riformato della Cost. II De Ecclesia Christi,
con il commento KLEUTGEN: MANSI 53, 313AB. PIO IX, Lett. Tuas libenter:
Dz 1683 (2879) [Collantes 7.174]. [77] Cf. CIC, cann. 1322-1323 [nel nuovo
Codice: cann. 747-750].
(CCC 891) “Di questa
infallibilità il Romano Pontefice, capo del Collegio dei Vescovi, fruisce in
virtù del suo ufficio, quando, quale supremo Pastore e Dottore di tutti i
fedeli, che conferma nella fede i suoi fratelli, proclama con un atto
definitivo una dottrina riguardante la fede o la morale. […] L'infallibilità
promessa alla Chiesa risiede pure nel Corpo episcopale, quando questi esercita
il supremo Magistero col Successore di Pietro” soprattutto in un Concilio
Ecumenico [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 25; Concilio Vaticano I: DS 3074]. Quando la Chiesa, mediante il
suo Magistero supremo, propone qualche cosa “da credere come rivelato da Dio”
[Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 10]
e come insegnamento di Cristo, “a tali definizioni si deve aderire con
l'ossequio della fede” [Lumen gentium,
25]. Tale infallibilità abbraccia l'intero deposito della Rivelazione divina
[Ib.].