LUMEN GENTIUM 26 e commento CCC
La funzione di santificazione
26b In esse con la
predicazione del Vangelo di Cristo vengono radunati i fedeli e si celebra il
mistero della Cena del Signore, « affinché per mezzo della carne e del sangue
del Signore siano strettamente uniti tutti i fratelli della comunità» [87]. In
ogni comunità che partecipa all'altare, sotto la sacra presidenza del Vescovo [88]
viene offerto il simbolo di quella carità e « unità del corpo mistico, senza la
quale non può esserci salvezza» [89]. In queste comunità, sebbene spesso
piccole e povere e disperse, è presente Cristo, per virtù del quale si
costituisce la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica [90]. Infatti « la
partecipazione del corpo e del sangue di Cristo altro non fa, se non che ci
mutiamo in ciò che riceviamo » [91].
Note:
[87] Orazione
mozarabica: PL 96, 759B. [88] Cf. S. IGNAZIO M., Smyrn. 8, 1: ed. FUNK
I, p. 282. [89] S. TOMMASO, Summa Theol. III, q. 73, a. 3. [90] Cf. S.
AGOSTINO, C. Faustum, 12, 20: PL 42, 265; Serm. 57, 7: PL 38,
389, ecc. [91] S. LEONE M., Serm. 63, 7: PL 54, 357C.
(CCC 893) Il Vescovo “è il
dispensatore della grazia del supremo sacerdozio”, [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 26] specialmente
nell'Eucaristia che egli stesso offre o di cui assicura l'offerta mediante i
presbiteri, suoi cooperatori. L'Eucaristia, infatti, è il centro della vita
della Chiesa particolare. Il Vescovo e i presbiteri santificano la Chiesa con
la loro preghiera e il loro lavoro, con il ministero della Parola e dei sacramenti.
La santificano con il loro esempio, “non spadroneggiando sulle persone” loro
“affidate”, ma facendosi “modelli del gregge” (1Pt 5,3), in modo che “possano,
insieme col gregge loro affidato, giungere alla vita eterna” [Lumen gentium, 26].