LUMEN GENTIUM 36 e commento CCC
Partecipazione dei laici al servizio regale
36b I fedeli
perciò devono riconoscere la natura profonda di tutta la creazione, il suo
valore e la sua ordinazione alla lode di Dio, e aiutarsi a vicenda a una vita
più santa anche con opere propriamente secolari, affinché il mondo si impregni
dello spirito di Cristo e raggiunga più efficacemente il suo fine nella
giustizia, nella carità e nella pace. Nel compimento universale di questo
ufficio, i laici hanno il posto di primo piano. Con la loro competenza quindi
nelle discipline profane e con la loro attività, elevata intrinsecamente dalla
grazia di Cristo, portino efficacemente l'opera loro, affinché i beni creati,
secondo i fini del Creatore e la luce del suo Verbo, siano fatti progredire dal
lavoro umano, dalla tecnica e dalla cultura civile per l'utilità di tutti gli
uomini senza eccezione, e siano tra loro più convenientemente distribuiti e,
secondo la loro natura, portino al progresso universale nella libertà umana e
cristiana. Così Cristo per mezzo dei membri della Chiesa illuminerà sempre di più
l'intera società umana con la sua luce che salva.
(CCC 786)
Il Popolo di Dio partecipa infine alla funzione regale di Cristo. Cristo esercita la sua regalità attirando a sé tutti
gli uomini mediante la sua morte e la sua risurrezione [Gv 12,32]. Cristo, Re e
Signore dell'universo, si è fatto il servo di tutti, non essendo “venuto per
essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt
20,28). Per il cristiano “regnare” è “servire” Cristo [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 36], soprattutto “nei
poveri e nei sofferenti”, nei quali la Chiesa riconosce “l'immagine del suo
Fondatore, povero e sofferente” [Lumen
gentium, 8]. Il Popolo di Dio realizza la sua “dignità regale” vivendo
conformemente a questa vocazione di servire con Cristo. “Tutti quelli che sono
rinati in Cristo conseguono dignità regale per il segno della croce. Con
l'unzione dello Spirito Santo sono consacrati sacerdoti. Non c'è quindi solo
quel servizio specifico proprio del nostro ministero, perché tutti i cristiani,
rivestiti di un carisma spirituale e usando della loro ragione, si riconoscono
membra di questa stirpe regale e partecipi della funzione sacerdotale. Non è
forse funzione regale il fatto che un'anima governi il suo corpo in
sottomissione a Dio? Non è forse funzione sacerdotale consacrare al Signore una
coscienza pura e offrirgli sull'altare del proprio cuore i sacrifici immacolati
del nostro culto?” [San Leone Magno, Sermones,
4, 1: PL 54, 149].