LUMEN GENTIUM 36 e commento CCC
Partecipazione dei laici al servizio regale
36c Inoltre i
laici, anche consociando le forze, risanino le istituzioni e le condizioni del
mondo, se ve ne siano che provocano al peccato, così che tutte siano rese
conformi alle norme della giustizia e, anziché ostacolare, favoriscano l'esercizio
delle virtù. Così agendo impregneranno di valore morale la cultura e le opere
umane. In questo modo il campo del mondo si trova meglio preparato per
accogliere il seme della parola divina, e insieme le porte della Chiesa si
aprono più larghe, per permettere che l'annunzio della pace entri nel mondo.
(CCC 908) Mediante la sua
obbedienza fino alla morte [Fil 2,8-9], Cristo ha comunicato ai suoi discepoli
il dono della libertà regale, “perché con l'abnegazione di sé e la vita santa
vincano in se stessi il regno del peccato” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 36]. “Colui che
sottomette il proprio corpo e governa la sua anima senza lasciarsi sommergere
dalle passioni è padrone di sé: può essere chiamato re perché è capace di
governare la propria persona; è libero e indipendente e non si lascia
imprigionare da una colpevole schiavitù” [Sant'Ambrogio, Expositio psalmi CXVIII, 14, 30: PL 15, 1476]. (CCC 909) “Inoltre i laici, anche mettendo in comune
la loro forza, risanino le istituzioni e le condizioni di vita del mondo, se ve
ne sono che spingano i costumi al peccato, così che tutte siano rese conformi
alle norme della giustizia e, anziché ostacolare, favoriscano l'esercizio delle
virtù. Così agendo impregneranno di valore morale la cultura e i lavori
dell'uomo” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 36].