LUMEN GENTIUM 36 e commento CCC



Partecipazione dei laici al servizio regale

36d Per l'economia stessa della salvezza imparino i fedeli a ben distinguere tra i diritti e i doveri, che loro incombono in quanto membri della Chiesa, e quelli che competono loro in quanto membri della società umana. cerchino di metterli in armonia fra loro, ricordandosi che in ogni cosa temporale devono essere guidati dalla coscienza cristiana, poiché nessuna attività umana, neanche nelle cose temporali, può essere sottratta al comando di Dio. Nel nostro tempo è sommamente necessario che questa distinzione e questa armonia risplendano nel modo più chiaro possibile nella maniera di agire dei fedeli, affinché la missione della Chiesa possa più pienamente rispondere alle particolari condizioni del mondo moderno. Come infatti si deve riconoscere che la città terrena, legittimamente dedicata alle cure secolari, è retta da propri principi, così a ragione è rigettata 1 infausta dottrina che pretende di costruire la società senza alcuna considerazione per la religione e impugna ed elimina la libertà religiosa dei cittadini [116].

Note:
[116] Cf. LEONE XIII, Encicl. Immortale Dei, 1° nov. 1885: ASS 18 (1885), p. 166ss. IDEM, Encicl. Sapientiae Christianae, 10 genn. 1890: ASS 22 (1889-90), p. 397ss. PIO XII, Disc. Alla vostra filiale, 23 marzo 1958: AAS 50 (1958), p. 220: "la legittima sana laicità dello Stato". 

(CCC 943) Grazie alla loro missione regale, i laici hanno il potere di vincere in se stessi e nel mondo il regno del peccato con l'abnegazione di sé e la santità della loro vita [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 36]. (CCC 1888) Occorre, quindi, far leva sulle capacità spirituali e morali della persona e sull'esigenza permanente della sua conversione interiore, per ottenere cambiamenti sociali che siano realmente a suo servizio. La priorità riconosciuta alla conversione del cuore non elimina affatto, anzi impone l'obbligo di apportare alle istituzioni e alle condizioni di vita, quando esse provochino il peccato, i risanamenti opportuni, perché si conformino alle norme della giustizia e favoriscano il bene anziché ostacolarlo [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen Gentium, 36]. 

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