LUMEN GENTIUM 37 e commento CCC
I laici e la gerarchia
37c
I pastori, da parte loro, riconoscano e promuovano la dignità e la
responsabilità dei laici nella Chiesa; si servano volentieri del loro prudente
consiglio, con fiducia affidino loro degli uffici in servizio della Chiesa e
lascino loro libertà e margine di azione, anzi li incoraggino perché
intraprendano delle opere anche di propria iniziativa. Considerino attentamente
e con paterno affetto in Cristo le iniziative, le richieste e i desideri
proposti dai laici e, infine, rispettino e riconoscano quella giusta libertà,
che a tutti compete nella città terrestre.
(CCC 2442) Non spetta ai Pastori
della Chiesa intervenire direttamente nell'azione politica e nell'organizzazione
della vita sociale. Questo compito fa parte della vocazione dei fedeli laici, i quali operano di propria
iniziativa insieme con i loro concittadini. L'azione sociale può implicare una
pluralità di vie concrete; comunque, avrà sempre come fine il bene comune e
sarà conforme al messaggio evangelico e all'insegnamento della Chiesa. Compete
ai fedeli laici “animare, con impegno cristiano, le realtà temporali, e, in
esse, mostrare di essere testimoni e operatori di pace e di giustizia”
[Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo
rei socialis, 47; 42]. (CCC 899) L'iniziativa dei cristiani laici è
particolarmente necessaria quando si tratta di scoprire, di ideare mezzi per
permeare delle esigenze della dottrina e della vita cristiana le realtà
sociali, politiche ed economiche. Questa iniziativa è un elemento normale della
vita della Chiesa: “I fedeli laici si trovano sulla linea più avanzata della
vita della Chiesa; grazie a loro, la Chiesa è il principio vitale della
società. Per questo essi soprattutto devono avere una coscienza sempre più
chiara non soltanto di appartenere alla Chiesa, ma di essere la Chiesa, cioè la
comunità dei fedeli sulla terra sotto la guida dell'unico capo, il Papa, e dei
Vescovi in comunione con lui. Essi sono la Chiesa” [Pio XII, Discorso ai nuovi Cardinali (20 febbraio
1946); citato da Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici, 9].