LUMEN GENTIUM 38 e commento CCC
LUMEN GENTIUM n. 38 e commento CCC
Conclusione
38. Ogni laico
deve essere davanti al mondo un testimone della risurrezione e della vita del
Signore Gesù e un segno del Dio vivo. Tutti insieme, e ognuno per la sua parte,
devono nutrire il mondo con i frutti spirituali (cfr. Gal 5,22) e in esso
diffondere lo spirito che anima i poveri, miti e pacifici, che il Signore nel
Vangelo proclamò beati (cfr. Mt 5,3-9). In una parola: « ciò che l'anima è nel
corpo, questo siano i cristiani nel mondo » [120].
Note:
[120] Epist. ad
Diognetum, 6: ed. FUNK I, p. 400. Cf. S. GIOV. CRISOSTOMO, In Mt., Hom. 46
(47), 2: PG 58, 478, sul fermento nella pasta.
(CCC 940) “I laici, essendo
proprio del loro stato che “vivano nel mondo e in mezzo agli affari secolari,
sono chiamati da Dio affinché, ripieni di spirito cristiano, a modo di fermento
esercitino nel mondo il loro apostolato” [Conc. Ecum. Vat. II, Apostolicam actuositatem, 2]. (CCC 941) I laici partecipano al sacerdozio di
Cristo: sempre più uniti a lui, dispiegano la grazia del Battesimo e della
Confermazione in tutte le dimensioni della vita personale, familiare, sociale
ed ecclesiale, e realizzano così la chiamata alla santità rivolta a tutti i
battezzati. (CCC 942) Grazie alla loro
missione profetica, “i laici sono chiamati anche ad essere testimoni di Cristo
in mezzo a tutti, e cioè pure in mezzo alla società umana” [Conc. Ecum. Vat.
II, Gaudium et spes, 43]. (CCC 943) Grazie alla loro missione regale, i laici
hanno il potere di vincere in se stessi e nel mondo il regno del peccato con
l'abnegazione di sé e la santità della loro vita [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 36].
FINE DEL DOCUMENTO