DEI VERBUM 17 e Commento CCC




Eccellenza del Nuovo Testamento  


(DV 17c1) Cristo stabilì il regno di Dio sulla terra, manifestò con opere e parole il Padre suo e se stesso     


(CCC 444) I Vangeli riferiscono in due momenti solenni, il battesimo e la trasfigurazione di Cristo, la voce del Padre che lo designa come il suo “Figlio prediletto” [Mt 3,17; 17,5]. Gesù presenta se stesso come “il Figlio unigenito di Dio” (Gv 3,16) e con tale titolo afferma la sua preesistenza eterna [Gv 10,36]. Egli chiede la fede “nel Nome dell’unigenito Figlio di Dio” (Gv 3,18). Questa confessione cristiana appare già nell'esclamazione del centurione davanti a Gesù in croce: “Veramente quest'uomo era il Figlio di Dio” (Mc 15,39); infatti soltanto nel mistero pasquale il credente può dare al titolo “Figlio di Dio” il suo pieno significato. (CCC 2818) Nella Preghiera del Signore si tratta principalmente della venuta finale del regno di Dio con il ritorno di Cristo [Tt 2,13]. Questo desiderio non distoglie però la Chiesa dalla sua missione in questo mondo, anzi, la impegna maggiormente. Infatti, dopo la Pentecoste, la venuta del Regno è l'opera dello Spirito del Signore, inviato “a perfezionare la sua opera nel mondo e compiere ogni santificazione” [Preghiera eucaristica IV: Messale Romano]. (CCC 445) Dopo la risurrezione la sua filiazione divina appare nella potenza della sua umanità glorificata: egli è stato costituito “Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti” (Rm 1,4) [At 13,33]. Gli Apostoli potranno confessare: “Noi vedemmo la sua gloria, gloria come di Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14).     

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