DEI VERBUM 17 e Commento CCC
Eccellenza del Nuovo Testamento
(DV 17e2) suscitassero la fede in Gesù Cristo Signore e
radunassero la Chiesa. Di tutto ciò gli scritti del Nuovo Testamento presentano
una testimonianza perenne e divina.
(CCC 858) Gesù è l'Inviato del
Padre. Fin dall'inizio del suo ministero, “chiamò a sé quelli che egli volle
[…]. Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare”
(Mc 3,13-14). Da quel momento, essi saranno i suoi “inviati” [è questo il
significato del termine greco “apostoloi”].
In loro Gesù continua la sua missione: “Come il Padre ha mandato me, anch'io
mando voi” (Gv 20,21; 13,20; 17,18]. Il loro ministero è quindi la
continuazione della sua missione: “Chi accoglie voi, accoglie me”, dice ai
Dodici (Mt 10,40; cf. Lc 10,16). (CCC 859) Gesù li unisce alla missione che ha
ricevuto dal Padre. Come “il Figlio da sé non può fare nulla” (Gv 5,19.30), ma
riceve tutto dal Padre che lo ha inviato, così coloro che Gesù invia non
possono fare nulla senza di lui [Gv 15,5], dal quale ricevono il mandato della
missione e il potere di compierla. Gli Apostoli di Cristo sanno di essere resi
da Dio “ministri adatti di una Nuova Alleanza” (2Cor 3,6), “ministri di Dio”
(2Cor 6,4), “ambasciatori per Cristo” (2Cor 5,20), “ministri di Cristo e
amministratori dei misteri di Dio” (1Cor 4,1). (CCC 860) Nella missione degli
Apostoli c'è un aspetto che non può essere trasmesso: essere i testimoni scelti
della risurrezione del Signore e le fondamenta della Chiesa. Ma vi è anche un
aspetto permanente della loro missione. Cristo ha promesso di rimanere con loro
sino alla fine del mondo [Mt 28,20]. La “missione divina, affidata da Cristo
agli Apostoli, dovrà durare sino alla fine dei secoli, poiché il Vangelo che
essi devono trasmettere è per la Chiesa principio di tutta la sua vita in ogni
tempo. Per questo gli Apostoli [...] ebbero cura di costituirsi dei successori”
[Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium,
20].