DEI VERBUM 19 e Commento CCC
Carattere storico dei Vangeli
(DV 19 a1) La santa madre Chiesa ha ritenuto e ritiene
con fermezza e con la più grande costanza che i quattro suindicati Vangeli, di
cui afferma senza esitazione la storicità,
(CCC 126) Nella formazione dei
Vangeli si possono distinguere tre tappe: 1. La vita e l'insegnamento di Gesù. La Chiesa ritiene con fermezza
che i quattro Vangeli, “di cui afferma senza esitazione la storicità,
trasmettono fedelmente quanto Gesù Figlio di Dio, durante la sua vita tra gli
uomini, effettivamente operò e insegnò per la loro salvezza eterna, fino al
giorno in cui ascese al cielo”. 2. La
tradizione orale. “Gli Apostoli poi, dopo l'Ascensione del Signore,
trasmisero ai loro ascoltatori ciò che egli aveva detto e fatto, con quella più
completa intelligenza di cui essi, ammaestrati dagli eventi gloriosi di Cristo
e illuminati dalla luce dello Spirito di verità, godevano”. 3. I Vangeli scritti. “Gli autori sacri
scrissero i quattro Vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte tramandate a
voce o già per iscritto, redigendo una sintesi delle altre o spiegandole con
riguardo alla situazione delle Chiese, conservando infine il carattere di
predicazione, sempre però in modo tale da riferire su Gesù cose vere e sincere”
[Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum,
19]. (CCC 515) I Vangeli sono scritti da uomini che sono stati tra i primi a
credere [Mc 1,1; Gv 21,24] e che vogliono condividere con altri la loro fede.
Avendo conosciuto, nella fede, chi è Gesù, hanno potuto scorgere e fare
scorgere in tutta la sua vita terrena le tracce del suo mistero. Dalle fasce
della sua nascita [Lc 2,7], fino all'aceto della sua passione [Mt 27,48] e al
sudario della risurrezione [Gv 20,7], tutto nella vita di Gesù è segno del suo
mistero. Attraverso i suoi gesti, i suoi miracoli, le sue parole, è stato
rivelato che “in lui abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” (Col
2,9). In tal modo la sua umanità appare come “il sacramento”, cioè il segno e
lo strumento della sua divinità e della salvezza che egli reca: ciò che era
visibile nella sua vita terrena condusse al mistero invisibile della sua
filiazione divina e della sua missione redentrice. (CCC 514) Non compaiono nei Vangeli molte cose che interessano
la curiosità umana a riguardo di Gesù. Quasi niente vi si dice della sua vita a
Nazaret, e anche di una notevole parte della sua vita pubblica non si fa parola
[Gv 20,30]. Ciò che è contenuto nei Vangeli, è stato scritto “perché crediate
che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel
suo nome” (Gv 20,31).