DEI VERBUM 19 e Commento CCC
Carattere storico dei Vangeli
(DV 19 c1) scegliendo alcune cose
(CCC 125) I Vangeli sono il cuore di tutte le Scritture “in quanto sono la
principale testimonianza relativa alla vita e alla dottrina del Verbo
incarnato, nostro Salvatore” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 18]. (CCC
514) Non compaiono nei Vangeli molte cose che
interessano la curiosità umana a riguardo di Gesù. Quasi niente vi si dice
della sua vita a Nazaret, e anche di una notevole parte della sua vita pubblica
non si fa parola [Gv 20,30]. Ciò che è contenuto nei Vangeli, è stato scritto
“perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo,
abbiate la vita nel suo nome” (Gv 20,31). (CCC 515)
I Vangeli sono scritti da uomini che sono stati tra i primi a credere [Mc 1,1;
Gv 21,24] e che vogliono condividere con altri la loro fede. Avendo conosciuto,
nella fede, chi è Gesù, hanno potuto scorgere e fare scorgere in tutta la sua
vita terrena le tracce del suo mistero. Dalle fasce della sua nascita [Lc 2,7],
fino all'aceto della sua passione [Mt 27,48] e al sudario della risurrezione
[Gv 20,7], tutto nella vita di Gesù è segno del suo mistero. Attraverso i suoi
gesti, i suoi miracoli, le sue parole, è stato rivelato che “in lui abita
corporalmente tutta la pienezza della divinità” (Col 2,9). In tal modo la sua
umanità appare come “il sacramento”, cioè il segno e lo strumento della sua
divinità e della salvezza che egli reca: ciò che era visibile nella sua vita
terrena condusse al mistero invisibile della sua filiazione divina e della sua
missione redentrice.