Commento CCC a YouCat Domanda n. 7. Parte I.
YOUCAT Domanda n. 7. Parte I. Perché Dio doveva rivelarsi, perché noi lo conoscessimo?
(Risposta
Youcat) Con la ragione l'uomo può riconoscere che Dio esiste,
ma non come Dio sia veramente. Poiché però Dio desidera essere riconosciuto,
egli si è rivelato.
Riflessione e approfondimenti
(Commento CCC) (CCC
50) Per mezzo della ragione naturale, l'uomo può
conoscere Dio con certezza a partire dalle sue opere. Ma esiste un altro ordine
di conoscenza a cui l'uomo non può affatto arrivare con le sue proprie forze,
quello della rivelazione divina [Concilio Vaticano I, Dei Filius: DS 3015]. Per una decisione del tutto libera, Dio si
rivela e si dona all'uomo svelando il suo mistero, il suo disegno di
benevolenza prestabilito da tutta l'eternità in Cristo a favore di tutti gli
uomini. Egli rivela pienamente il suo disegno inviando il suo Figlio
prediletto, nostro Signore Gesù Cristo, e lo Spirito Santo.
Per meditare
(Commento
Youcat) Dio non era di per sé tenuto a manifestarsi a noi, ma l'ha fatto per
amore. Come nel caso dell'amore umano si riesce a conoscere qualcosa della persona amata solo quando
questa ci apre il suo cuore, così noi conosciamo qualcosa del suo pensiero
intimo solo perché il Dio eterno e misterioso si è manifestato a noi per amore.
Dalla creazione, attraverso i patriarchi e i profeti, fino alla piena
Rivelazione che ha luogo nel suo Figlio Gesù Cristo, Dio ha parlato in molte
occasioni agli uomini. In lui ci ha rivelato i segreti del suo cuore e ci ha
permesso per sempre di contemplare la sua intima essenza.
(Commento CCC) (CCC 53) Il disegno
divino della Rivelazione si realizza ad un tempo “con eventi e parole” che sono
“intimamente connessi tra loro” [Conc. Ecum. Vat. II, Dei Verbum, 2] e si chiariscono a vicenda. Esso comporta una
“pedagogia divina” particolare: Dio si comunica gradualmente all'uomo, lo
prepara per tappe a ricevere la rivelazione soprannaturale che egli fa di se
stesso e che culmina nella Persona e nella missione del Verbo incarnato, Gesù
Cristo. Sant'Ireneo di Lione parla a più riprese di questa pedagogia divina
sotto l'immagine della reciproca familiarità tra Dio e l'uomo: “Il Verbo di Dio
[…] pose la sua abitazione tra gli uomini e si è fatto Figlio dell'uomo, per
abituare l'uomo a comprendere Dio e per abituare Dio a mettere la sua dimora
nell'uomo secondo la volontà del Padre” [Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 3, 20, 2: PG 7, 944;
3, 17, 1: PG 7, 929; 4, 12, 4: PG 7, 1006; 4, 21, 3: PG 7, 1046]. (Continua)