Commento CCC a YouCat Domanda n. 106
YOUCAT Domanda n. 106 - Parte I. Ci sono prove della risurrezione di Gesù?
(Risposta Youcat) Della risurrezione di Gesù non ci sono
prove in senso scientifico, ma ci sono forti testimonianze individuali e
collettive ad opera di molti contemporanei degli avvenimenti di Gerusalemme.
Riflessione e
approfondimenti
(Commento CCC) (CCC 639) Il mistero della risurrezione di Cristo è
un avvenimento reale che ha avuto manifestazioni storicamente constatate, come
attesta il Nuovo Testamento. Già verso l'anno 56 san Paolo può scrivere ai
cristiani di Corinto: “Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho
ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu
sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a
Cefa e quindi ai Dodici” (1Cor 15,3-4). L'Apostolo parla qui della tradizione viva della risurrezione che
egli aveva appreso dopo la sua conversione alle porte di Damasco [At
9,3-18].
Per meditare
(Commento Youcat a) La
più antica testimonianza scritta della risurrezione è una lettera che
l'apostolo Paolo scrisse ai cristiani di Corinto circa 20 anni dopo la morte di
Cristo: «A voi infatti ho trasmesso, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto,
cioè che Cristo morì peri nostri peccati secondo le Scritture e che fu sepolto
e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e che apparve a Cefa e
quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola
volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti» (1 Cor
15, 3-6).
(Commento CCC) (CCC 640) “Perché cercate tra i morti colui che è
vivo? Non è qui, è risuscitato” (Lc 24,5-6). Nel quadro degli avvenimenti di
pasqua, il primo elemento che si incontra è il sepolcro vuoto. Non è in sé una
prova diretta. L’assenza del corpo di Cristo nella tomba potrebbe spiegarsi
altrimenti [Gv 20,13; Mt 28,11-15]. Malgrado ciò, il sepolcro vuoto ha
costituito per tutti un segno essenziale. La sua scoperta da parte dei
discepoli è stato il primo passo verso il riconoscimento dell’evento della
risurrezione. Dapprima è il caso delle pie donne [Lc 24,3.22-23], poi di Pietro
(Lc 24,12). Il discepolo “che Gesù amava” (Gv 20,2) afferma che, entrando nella
tomba vuota e scorgendo “le bende per terra” (Gv 20,6), vide e credette [Gv
20,8]. Ciò suppone che egli abbia constatato, dallo stato in cui si trovava il
sepolcro vuoto [Gv 20,5-7], che l’assenza del corpo di Gesù non poteva essere
opera umana e che Gesù non era semplicemente tornato a una vita terrena come
era avvenuto per Lazzaro [Gv 11,44]. (Continua)