Commento CCC a YouCat Domanda n. 154 - Parte II.
YOUCAT Domanda n. 154 - Parte II. Che cosa succede quando moriamo?
(Risposta
Youcat - Ripetizione)
Con la morte anima e corpo vengono separati l'uno dall'altro.
Il corpo si deteriora, mentre l'anima va incontro a Dio ed aspetta di
recuperare il suo corpo una volta risorto nell'ultimo giorno.
Riflessione e approfondimenti
(Commento CCC) (CCC 1004) Nell’attesa di quel giorno, il corpo e l’anima
del credente già partecipano alla dignità di essere «in Cristo»; di qui
l’esigenza di rispetto verso il proprio corpo, ma anche verso quello degli
altri, particolarmente quando soffre: “Il corpo è per il Signore e il Signore è
per il corpo. Dio poi che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con
la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? [...] Non
appartenete a voi stessi [...] Glorificate dunque Dio nel vostro corpo” (1 Cor
6,13-15.19-20). (CCC 1016) Con la morte l'anima viene separata dal
corpo, ma nella risurrezione Dio tornerà a dare la vita incorruttibile al
nostro corpo trasformato, riunendolo alla nostra anima. Come Cristo è risorto e
vive per sempre, così tutti noi risusciteremo nell'ultimo giorno
Per meditare
(Commento Youcat) Il come avverrà la risurrezione del nostro
corpo è un mistero, ma ci può aiutare un'immagine: dando un colpo d'occhio ad
un bulbo di tulipano non potremmo mai indovinare in che splendido fiore esso si
trasformerà nel buio della terra; allo stesso modo non sappiamo nulla
dell'aspetto futuro del nostro nuovo corpo. Eppure Paolo è sicuro: «è seminato
nella miseria, risorge nella gloria» (1 Cor 15, 43a).
(Commento CCC) (CCC 1017) “Crediamo […] nella vera risurrezione
della carne che abbiamo ora” [Concilio di Lione II: DS 854]. Mentre, tuttavia,
si semina nella tomba un corpo corruttibile, risuscita un corpo incorruttibile
[1Cor 15,42], un “corpo spirituale” (1Cor 15,44). (CCC
1018) In conseguenza del peccato originale, l'uomo deve subire “la morte
corporale, dalla quale sarebbe stato esentato se non avesse peccato” [Conc.
Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 18]. (Fine)