Commento CCC a YouCat Domanda n. 295
YOUCAT Domanda n. 295 - Parte II. Che cos'è la coscienza?
(Risposta
Youcat – ripetizione)
La coscienza è la voce interiore di un uomo che lo spinge
incondizionatamente a fare il bene e ad evitare incondizionatamente il male; al
tempo stesso è la capacità di discernere l'uno dall'altro, ed è il luogo in cui
Dio parla all'uomo.
Riflessione
e approfondimenti
(Commento
CCC) (CCC 1778) La coscienza morale è un giudizio della ragione mediante il
quale la persona umana riconosce la qualità morale di un atto concreto che sta
per porre, sta compiendo o ha compiuto. In tutto quello che dice e fa, l'uomo
ha il dovere di seguire fedelmente ciò che sa essere giusto e retto. E'
attraverso il giudizio della propria coscienza che l'uomo percepisce e
riconosce i precetti della Legge divina: La coscienza “è una legge del nostro
spirito, ma che lo supera, che ci dà degli ordini, che indica responsabilità e
dovere, timore e speranza. […] Essa è la messaggera di colui che, nel mondo
della natura come in quello della grazia, ci parla velatamente, ci istruisce e
ci guida. La coscienza è il primo di tutti i vicari di Cristo” [John Henry
Newman, Lettera al Duca di Norfolk,
5: Certain Difficulties felt by Anglicans
in Catholic Teaching, v. 2 (Westminster 1969)].
Per meditare
(Commento
Youcat) La coscienza è spesso paragonata ad una voce interiore
con la quale Dio stesso si mostra nell'intimo dell'uomo; è Dio che si manifesta
nella coscienza. L'espressione: «In coscienza, non me la sento di fare questo»,
si traduce per un cristiano: «Non posso compiere questo al cospetto del mio
Dio». Per fedeltà alla loro coscienza molti uomini sono finiti in carcere e fin
sul patibolo.
(Commento
CCC) (CCC 1783) La coscienza deve essere educata e il giudizio morale
illuminato. Una coscienza ben formata è retta e veritiera. Essa formula i suoi
giudizi seguendo la ragione, in conformità al vero bene voluto dalla sapienza
del Creatore. L'educazione della coscienza è indispensabile per esseri umani
esposti a influenze negative e tentati dal peccato a preferire il loro proprio
giudizio e a rifiutare gli insegnamenti certi.