Commento CCC a YouCat Domanda n. 316 - Parte III.
YOUCAT Domanda n. 316 - Parte III. Come si fa a distinguere i peccati gravi (mortali) da quelli meno gravi (veniali)?
(Risposta Youcat – ripetizione) Il peccato grave
distrugge la forza divina dell'amore presente nel cuore di ogni uomo, senza la
quale non può esistere beatitudine eterna; per questo è chiamato peccato
mortale, e interrompe il rapporto con Dio, che invece i peccati veniali si
limitano a compromettere.
Riflessione e
approfondimenti
(Commento CCC) (CCC
1857) Perché un peccato sia mortale si richiede che concorrano tre
condizioni: “E' peccato mortale quello che ha per oggetto una materia grave e
che, inoltre, viene commesso con piena consapevolezza e deliberato consenso”
[Giovanni Paolo II, Esort. ap. Reconciliatio
et paenitentia, 17]. (CCC 1858) La materia
grave è precisata dai Dieci comandamenti, secondo la risposta di Gesù al
giovane ricco: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire
falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre” (Mc 10,19). La
gravità dei peccati è più o meno grande: un omicidio è più grave di un furto.
Si deve tener conto anche della qualità delle persone lese: la violenza
esercitata contro i genitori è di per sé più grave di quella fatta ad un
estraneo.
Per meditare
(Commento Youcat) Un peccato
mortale separa l'uomo da Dio. La premessa di un peccato di questo tipo è quella
di riferirsi ad un valore importante, quindi diretto contro Dio o contro la
vita (come ad es. l'omicidio, la bestemmia, l'adulterio) ed è commesso con
piena avvertenza e deliberato consenso. Sono invece veniali i peccati che si
riferiscono a valori sottoordinati (l'onore, la proprietà, la verità ecc.),
oppure quelli che sono commessi senza la piena avvertenza della loro gravità o
senza deliberato consenso. Peccati di questo tipo compromettono il rapporto con
Dio, ma non lo interrompono.
(Commento CCC) (CCC
1859) Perché il peccato sia mortale deve anche essere commesso con piena consapevolezza e pieno consenso.
Presuppone la conoscenza del carattere peccaminoso dell'atto, della sua
opposizione alla Legge di Dio. Implica inoltre un consenso sufficientemente
libero perché sia una scelta personale. L'ignoranza simulata e la durezza del
cuore [Mc 3,5-6; Lc 16,19-31] non diminuiscono il carattere volontario del
peccato ma, anzi, lo accrescono.