Commento CCC a YouCat Domanda n. 359 – Parte V.
YOUCAT Domanda n. 359 – Parte V. Perché Dio vuole che consideriamo santo il suo nome?
(Risposta Youcat – ripetizione) Dire a qualcuno il proprio nome è un segno di fiducia. Poiché Dio ci ha
rivelato il suo nome, si rende conoscibile e tramite questo nome ci permette di
avvicinarci a lui. Dio è verità assoluta: chi invoca la verità col suo vero
nome, ma la usa per una falsa testimonianza, commette un grave peccato.
Riflessione e approfondimenti
(Commento CCC) (CCC
2152) E' spergiuro colui che, sotto
giuramento, fa una promessa con l'intenzione di non mantenerla, o che, dopo
aver promesso sotto giuramento, non vi si attiene. Lo spergiuro costituisce una
grave mancanza di rispetto verso il Signore di ogni parola. Impegnarsi con
giuramento a compiere un'opera cattiva è contrario alla santità del nome
divino. 2152
Per meditare
(Commento Youcat) Non si può pronunciare il nome di Dio senza timore
reverenziale; lo conosciamo solo perché egli si è rivelato a noi, e il suo nome
è veramente la chiave per accedere al cuore dell'Onnipotente. Per questo è
veramente un grave peccato offendere Dio, imprecare o fare false promesse nel
suo nome; il secondo comandamento è quindi un comandamento che protegge tout court ciò che è «santo». Luoghi, cose, nomi o persone che
vengono toccati da Dio sono «santi»; la sensibilità per ciò che è santo si
chiama venerazione.
(Commento CCC) (CCC
2153) Gesù ha esposto il secondo comandamento nel discorso della montagna:
“Avete inteso che fu detto agli antichi: "Non spergiurare, ma adempi con
il Signore i tuoi giuramenti!". Ma io vi dico: non giurate affatto […].
Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno” (Mt
5,33-34.37; Gc 5,12). Gesù insegna che ogni giuramento implica un riferimento a
Dio e che la presenza di Dio e della sua verità deve essere onorata in ogni
parola. La discrezione del ricorso a Dio nel parlare procede di pari passo con
l'attenzione rispettosa per la sua presenza, testimoniata o schernita, in ogni
nostra affermazione. (CCC 2154) Seguendo san Paolo [2Cor 1,23; Gal 1,20], la
Tradizione della Chiesa ha inteso che la parola di Gesù non si oppone al
giuramento, allorché viene fatto per un motivo grave e giusto (per esempio
davanti ad un tribunale). “Il giuramento, ossia l'invocazione del nome di Dio a
testimonianza della verità, non può essere prestato se non secondo verità,
prudenza e giustizia” [CIC canone 1199, § 1].