1ª Dom di Quaresima A: Il Signore Dio tuo adorerai: a lui solo renderai culto
1ª Dom di Quaresima A: Il Signore Dio tuo adorerai: a lui solo renderai culto
Il Triduo Pasquale
e i successivi Cinquanta Giorni che
portano alla Pentecoste sono il centro
e il fondamento luminoso dell’anno liturgico. In Quaresima, le letture bibliche hanno per centro il Mistero Pasquale del nostro Signore Gesù
Cristo. Il tempo di Quaresima inizia
il Mercoledì delle Ceneri e prepara i
cristiani, mente e cuore, all’adeguata celebrazione di quei misteri importanti
e gloriosi. In essi, fin dai primi secoli, la Chiesa completava la preparazione
dei catecumeni al loro battesimo nella Veglia
Pasquale. In questa prima Domenica il Vangelo presenta la Tentazione di Gesù, sia in se stessa che
in rapporto alla storia della nostra salvezza.
Ascoltiamo la Parola di Dio
Gen 2, 7-9; 3, 1-7:
“7Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e
soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente.8Poi il Signore Dio piantò un giardino in Eden, a
oriente, e vi collocò l'uomo che aveva plasmato. 9Il
Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista
e buoni da mangiare, e l'albero della vita in mezzo al giardino e l'albero
della conoscenza del bene e del male. 3,1Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che
Dio aveva fatto e disse alla donna: "È vero che Dio ha detto: "Non
dovete mangiare di alcun albero del giardino"?". 2Rispose
la donna al serpente: "Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo
mangiare, 3ma del frutto dell'albero che sta in
mezzo al giardino Dio ha detto: "Non dovete mangiarne e non lo dovete
toccare, altrimenti morirete"". 4Ma il
serpente disse alla donna: "Non morirete affatto! 5Anzi,
Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e
sareste come Dio, conoscendo il bene e il male". 6Allora
la donna vide che l'albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e
desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò, poi ne diede
anche al marito, che era con lei, e anch'egli ne mangiò. 7Allora si
aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi; intrecciarono
foglie di fico e se ne fecero cinture”.
Rm 5, 12-19: “12[Fratelli,
come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato
la morte, e così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti
hanno peccato…] 13Fino alla legge infatti c'era peccato nel mondo e,
anche se il peccato non può essere imputato quando manca la legge, 14la
morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a
somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva
venire. 15Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per
la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono
concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza
su tutti. 16E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che
ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo ed è per la condanna, il dono
di grazia invece da molte cadute ed è per la giustificazione. 17Infatti
se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo,
molto di più quelli che ricevono l'abbondanza della grazia e del dono della
giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo. 18Come
dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna,
così anche per l'opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini
la giustificazione che dà vita. 19Infatti, come per la disobbedienza
di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza
di uno solo tutti saranno costituiti giusti”.
Mt 4, 1-11: “1In
quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal
diavolo. 2Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla
fine ebbe fame. 3Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: "Se
tu sei Figlio di Dio, dì che queste pietre diventino pane". 4Ma
egli rispose: "Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola
che esce dalla bocca di Dio". 5Allora il diavolo lo portò nella
città santa, lo depose sul punto più alto del tempio 6e gli disse:
"Se sei Figlio di Dio, gettati giù; sta scritto infatti: Ai suoi angeli
darà ordini a tuo riguardo, ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché il
tuo piede non inciampi in una pietra. 7 Gesù gli rispose: "Sta
scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo". 8Di
nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni
del mondo e la loro gloria e gli disse: 9"Tutte queste cose io
ti darò, se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai". 10Ma Gesù
gli rispose: "Vattene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore Dio tuo
adorerai: a lui solo renderai culto”. 11Allora il diavolo lo lasciò
ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano”.
Meditiamo con l’aiuto dello Spirito Santo
I quaranta giorni della Quaresima
esprimono bene i quaranta giorni trascorsi da Gesù nel digiuno e nel deserto.
La Chiesa li rivive per fare partecipare anche noi al mistero di Gesù che
digiunò, pregò e soffrì, perché anche noi vincessimo le tentazioni, con lui e
come lui. La Liturgia della Quaresima
fa rivivere questi misteri nel loro aspetto sacramentale. I quaranta giorni di
Gesù nel deserto evocano i quarant’anni nei quali Israele peregrinò nel deserto.
Essi, però, rappresentano anche la nostra vita, che ritorna sovente a quei vecchi
peccati di ribellione, inosservanza e sfiducia.
Gesù incomincia il cammino verso
la sua Passione lottando contro le tentazioni. Matteo descrive le tentazioni di
Gesù, come deformazioni diaboliche della sua missione messianica. Satana,
infatti, chiedendo a Gesù di mostrare i propri
poteri divini, anticipa le derisioni che il Figlio di Dio subirà sulla
croce: “salva te stesso, scendi dalla
croce”. Gesù, anziché servirsi a proprio vantaggio dei suoi poteri divini, volle
entrare nei deserti desolati della nostra esistenza umana per risanarli e
guarirci. Volle camminare con noi e soffrire per noi, sino alla fine del suo
pellegrinaggio terreno. Fece questo perché ci ama fino in fondo. Volle, quindi,
assoggettarsi alla tentazione e alla morte, per essere totalmente solidale con
noi, perché anche noi possiamo condividere interamente con lui la sua vittoria
su la tentazione, il dolore e la morte.
Gesù vinse la tentazione satanica di
trasformare le pietre in pane, poiché preparava qualcosa immensamente migliore:
trasformare noi, “pietre morte” nel
suo “pane di vita”. Morendo ci ha
dato se stesso: pane vivo eucaristico,
cibo di Vita eterna, Vita divina, fonte di Risurrezione. Col suo pane trasforma i
nostri cuori di pietra in cuori di carne, capaci di amare, perdonare, riconciliarci
e usare misericordia nella vita di ogni giorno. In un mondo sempre affamato di
Dio, Gesù trasforma le pietre del nostro egoismo nel suo pane di amore divino, che
riempie il nostro cuore del suo autentico amore.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica sottolinea bene il valore salvifico
di questi misteriosi avvenimenti. Gesù è il nuovo Adamo, pienamente fedele al
Padre, opposto al vecchio Adamo che si lasciò vincere dalla tentazione. Gesù,
obbediente in tutto alla volontà del Padre, è l’esatto opposto del popolo, che nel
deserto, per quarant’anni provocò Dio e gli disobbedì.
Vincendo le tentazioni sataniche,
Cristo anticipò la sua piena vittoria che avrebbe conseguito nella sua dolorosa
passione (CCC 539). Satana, rimasto sconfitto nella tentazione del pane, ricorse
a quella dei segni immediati di un
miracolismo messianico magico, inutile e privo di ogni senso, come il
gettarsi dal punto più alto del tempio e rimanere incolume. Anche qui fu sconfitto
un seconda volta, per cui passò alla terza tentazione: il messianismo politico, l’idolatria del potere, il culto del dominio.
Gesù lo sconfisse ancora, confermando la sua dedizione totale al progetto di
amore; al dono di sé al Padre; la sua opposizione a ogni sopraffazione e
potere.
La prima lettura, dalla Genesi,
illumina bene il perenne contesto di due tipi di umanità. Da una parte, presenta
l’uomo peccatore, che vuole decidere ciò che è bene o male, fuori e contro Dio,
cadendo nelle insanabili contraddizioni con se stesso, con tutti e con tutto. Dall’altra parte presenta l’uomo giusto,
che è in armonia d’amore con Dio, con se stesso e con il prossimo. Vi saranno sempre
persone tentate e vinte dall’orgoglio, egoismo e sete di potere, ma guarite dal
Signore.
Nella sua Lettera, Paolo descrive
bene la reale portata della vittoria di Cristo, che non si limitò a una
semplice “restaurazione” o una “guarigione dalle ferite del peccato”. Egli,
infatti, ci ha elevati allo splendore
della figliazione divina, alla dignità
dei figli di Dio, alla risurrezione dei
nostri corpi mortali. Il Signore Gesù ci apre, una volta per sempre, il suo
stesso orizzonte di vita divina, infinito e luminoso. Ci ha confermato la possibilità
di somigliare perfettamente a lui, vero Figlio
di Dio e unico prototipo dell’autentico Adamo,
ossia dell’uomo perfetto che è in Cristo.
Preghiamo con la Liturgia della Chiesa
Nelle Preghiere iniziali chiediamo che la Quaresima attui la nostra conversione,
aumentando la nostra conoscenza e testimonianza di Cristo. Fragili per le
ferite dell’antico peccato, chiediamo che la forza della Parola vinca in noi le seduzioni del maligno e ci dia la gioia dello
Spirito: “O Dio, nostro Padre, con la
celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione,
concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e
di testimoniarlo con una degna condotta di vita”.
“O Dio, che conosci la fragilità della natura umana ferita dal peccato,
concedi al tuo popolo d’intraprendere con la forza della tua parola il cammino
quaresimale per vincere le seduzioni del maligno e giungere alla Pasqua nella
gioia dello Spirito”.
Nell’offrire i nostri doni invochiamo: “Si rinnovi, Signore, la nostra vita e con il tuo aiuto s’ispiri sempre
più al sacrificio che santifica l’inizio della Quaresima, tempo favorevole per
la nostra salvezza”.
Concludiamo chiedendo di aver sempre fame del pane vivo e vero che è Cristo e della sua
parola di vita eterna: “Il pane del cielo
che ci hai dato, o Padre, alimenti in noi la fede, accresca la speranza,
rafforzi la carità, e c’insegni ad aver fame di Cristo, pane vivo e vero, e a
nutrirci di ogni parola che esce dalla tua bocca”.
Gualberto Gismondi ofm