20ª DomTOA: “Donna, grande è la tua fede, avvenga come desideri!”
20ª DomTO: “Donna, grande è la tua fede, avvenga come desideri!”
Discriminare è un peccato
vecchio quanto l’umanità. Dopo il primo peccato, gli uomini non smisero mai di
discriminare, emarginarsi, penalizzarsi l’un l’altro, perseguitarsi e uccidere.
Questa domenica, la Parola di Dio ci mostra, dall’Antico al Nuovo Testamento che
Dio accoglie e abbraccia ogni persona ed esige che rimuoviamo da noi ogni
discriminazione del prossimo.
Ascoltiamo la Parola di Dio
Is 56,1.6-7:
1Così dice il Signore: "Osservate il
diritto e praticate la giustizia, perché la mia salvezza sta per venire, la mia
giustizia sta per rivelarsi". 6Gli stranieri, che hanno aderito
al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, e per essere suoi
servi, quanti si guardano dal profanare il sabato e restano fermi nella mia
alleanza,7li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro
olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa
si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli".
Rm 11,13-15.29-32: Fratelli, 13A
voi, genti, ecco che cosa dico: come apostolo delle genti, io faccio onore al
mio ministero, 14nella speranza di suscitare la gelosia di quelli
del mio sangue e di salvarne alcuni. 15Se infatti il loro essere
rifiutati è stata una riconciliazione del mondo, che cosa sarà la loro
riammissione se non una vita dai morti? 29infatti i doni e la
chiamata di Dio sono irrevocabili! 30Come voi un tempo siete stati
disobbedienti a Dio e ora avete ottenuto misericordia a motivo della loro
disobbedienza, 31così anch'essi ora sono diventati disobbedienti a
motivo della misericordia da voi ricevuta, perché anch'essi ottengano
misericordia. 32Dio infatti ha rinchiuso tutti nella disobbedienza,
per essere misericordioso verso tutti!
Mt 15,21-28: In quel tempo, 21partito
di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco,
una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: "Pietà
di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un
demonio". 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i
suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: "Esaudiscila, perché
ci viene dietro gridando!". 24Egli rispose: "Non sono
stato mandato se non alle pecore perdute della casa d'Israele". 25Ma
quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: "Signore,
aiutami!". 26Ed egli rispose: "Non è bene prendere il pane
dei figli e gettarlo ai cagnolini". 27"È vero, Signore -
disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla
tavola dei loro padroni". 28Allora Gesù le replicò:
"Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri". E da
quell'istante sua figlia fu guarita.
Meditiamo con lo Spirito Santo
La prima lettura annuncia profeticamente
(Is 56,1.6-7) il progetto del Signore:
rivelare la sua santità e giustizia per
farne partecipe tutta l’umanità. Dio, infatti, chiama e accoglie tutti:
forestieri, stranieri, quanti amano il suo nome, vogliono servirlo e non
profanano il sabato. Dio conduce tutti al suo monte santo, alla sua casa di preghiera, aperta a tutti i popoli della terra, ne
gradisce i sacrifici e li colma di gioia. In un altro passo (Is 66,21) il Signore promette che, sceglierà
sacerdoti e leviti anche fra gli stranieri.
Pure la Lettera di S. Paolo ai Romani celebra l’universalità della
salvezza divina, che estende le sue benedizioni, in Noè, Abramo e i Patriarchi a
tutti i popoli della terra. Se tutti i popoli, per il loro peccato, si chiusero
nella disobbedienza, Dio misericordioso estende a tutti la sua misericordia e la
sua alleanza irrevocabile. Il Padre ha inviato Gesù alle pecore perdute della
casa d’Israele, ma il Figlio di Dio, Redentore
e Salvatore universale, non si limitò
ad esse, ma si rivolse a tutta l’umanità.
Il Vangelo di oggi sottolinea quest’aspetto,
nell’episodio che ha per protagonisti Gesù e la donna pagana, “cananea”. Nell’Antico Testamento, “cananeo”
aveva un significato molto negativo. I cananei erano non solo estranei o
stranieri, ma anche idolatri e nemici d’Israele. In quest’episodio, Gesù usa i linguaggi
e i comportamenti del suo popolo, verso i Cananei: non saluta, non ascolta, non
risponde. Ai discepoli che lo implorano di esaudire la donna risponde con
durezza. Il diminutivo “cagnolini”
attenua la brutalità della parola “cani”,
spregiativa, perché nella cultura ebraica il cane
era un animale impuro, volgare e spregevole. Anche nell’Apocalisse il termine è il primo degli esclusi dalla città di Dio: “cani, fattucchieri, immorali, omicidi,
idolatri” (Ap 22,15).
Gesù usa il
linguaggio dei giudei, verso i pagani e gli stranieri, per evidenziarne l’ingiustizia
e l’assurdità: gli esseri umani sono tutti figli di Dio. Un altro aspetto
dell’episodio riguarda la preghiera. Gesù insegna a pregare con insistenza: chiedere,
cercare e bussare. Questa mamma cananea e pagana, insiste con umiltà e coraggio
perché Gesù guarisca la figlia. Al primo rifiuto di Gesù non si arrende, ma ribatte
che anche i cani si sfamano con le briciole che cadono dalla mensa dei padroni.
La conclusione è splendida. Gesù, pieno d’ammirazione, loda a gran voce, perché
tutti lo sentano, la gran fede della cananea: "Donna, grande è la tua fede!” e guarisce
all’istante la figlia. In più, Gesù non attribuisce il suo miracolo alla
propria potenza divina, ma alla fede della donna pagana: “Avvenga per te come desideri”.
L’apparente
durezza di Gesù aveva come scopo d’insegnare a
tutti a pregare e aver fede. Il suo gesto mostra che bontà, fede e fiducia in lui sono possibili
anche ai pagani e ai non credenti. Nessuno li disprezzi. Gesù
dà un grande esempio per l’atteggiamento cristiano: apertura totale di fede; amore
e rispetto di ogni persona; non giudicare, discriminare, disprezzare. Egli,
infatti, non esclude nessuno, ma invita e accoglie tutti nella sua Chiesa e alla
sua mensa eucaristica, per donare pienamente grazia, benedizione e salvezza.
Preghiamo con la Liturgia e la Chiesa
L’orazione principale chiede al Padre di darci l’accondiscendenza,
mitezza e umiltà del suo diletto Figlio, per poter testimoniare con parole e
opere il suo amore eterno e fedele: “O
Padre, che nell’accondiscendenza del tuo Figlio mite e umile di cuore hai
compiuto il disegno universale di salvezza, rivestici dei suoi sentimenti,
perché rendiamo continua testimonianza con le parole e con le opere al tuo
amore eterno e fedele”.
Immensa generosità di Dio. Egli, infatti, nello scambio di
doni fra noi e lui, prima ci dà tutto quello che dobbiamo offrirgli, poi, in
più ci dona anche se stesso: “Accogli i
nostri doni, Signore, in questo misterioso incontro tra la nostra povertà e la
tua grandezza: noi ti offriamo le cose che ci hai dato, e tu donaci in cambio
te stesso”.
Nell’Eucaristia il Signore ci fa partecipare alla vita di
Cristo, rendendoci immagine del suo Figlio e coeredi della sua gloria nel
cielo: “O Dio, che in questo sacramento
ci hai fatti partecipi della vita del Cristo, trasformaci a immagine del tuo
Figlio, perché diventiamo coeredi della sua gloria nel cielo”.
GUALBERTO GISMONDI ofm