Commento CCC a YouCat Domanda n. 517 + Giovedì 4ª sett. di Quaresima



YOUCAT Domanda n. 517 - Parte I. Come ci cambia il Padre Nostro?


(Risposta Youcat) Il Padre Nostro ci fa scoprire con gioia piena che siamo figli di un unico Padre; la nostra comune vocazione è quella di lodarlo e di vivere insieme come «un cuor solo e un'anima sola» (At 4, 32).

Riflessione e approfondimenti

(Commento CCC) (CCC 2787) Quando diciamo Padre “nostro” riconosciamo anzitutto che tutte le sue promesse d'amore annunziate dai profeti sono compiute nella Nuova ed eterna Alleanza nel suo Cristo: noi siamo diventati il “suo” popolo ed egli è ormai il “nostro” Dio. Questa nuova relazione è un'appartenenza reciproca donata gratuitamente: è con l'amore e la fedeltà [Os 2,21-22; 6,1-6] che dobbiamo rispondere alla “grazia” e alla “verità” che ci sono date in Gesù Cristo [Gv 1,17].

Per meditare

(Commento Youcat) Poiché Dio Padre ama ciascuno dei suoi figli con un amore esclusivo, come se fossimo l'unica creatura che riceve la sua condiscendenza, dobbiamo comportarci l'uno con l'altro in modo completamente nuovo: pieni di pace, di rispetto e di amore, in modo che ciascuno possa essere il miracolo meraviglioso che effettivamente è agli occhi di Dio. 

(Commento CCC) (CCC 2788) Poiché la Preghiera del Signore è quella del suo popolo negli “ultimi tempi”, questo “nostro” esprime anche la nostra speranza nell'ultima promessa di Dio: nella nuova Gerusalemme egli dirà del vincitore: “Io sarò il suo Dio ed egli sarà mio figlio” (Ap 21,7). 

(Continua la domanda: Come ci cambia il Padre Nostro?)


Giovedì


La prima lettura presenta uno degli esempi più gravi e dolorosi dell’indefeltà d’Israele verso Dio e la sua alleanza. Mentre Mosè è sul monte ad ascoltare Dio il popolo costruisce un proprio dio, l’idolo di un vitello d’oro. Mosè intercede il perdono per i colpevoli. Nel Vangelo Gesù presenta ad avversari e increduli i testimoni e le testimonianze della sua realtà di Figlio di Dio.

Ascoltiamo la Parola di Dio


Es 32, 7-14: 7In quei giorni il Signore disse a Mosè: "Va', scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d'Egitto, si è pervertito. 8Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: "Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d'Egitto"". 9Il Signore disse inoltre a Mosè: "Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervice. 10Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione". 11Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: "Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d'Egitto con grande forza e con mano potente? 12Perché dovranno dire gli Egiziani: "Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra"? Desisti dall'ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo. 13Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: "Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre"". 14Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.

Gv 5, 31-47: In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: 31“Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. 32C'è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera. 33Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. 34Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. 35Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce. 36Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. 37E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, 38e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. 39Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. 40Ma voi non volete venire a me per avere vita. 41Io non ricevo gloria dagli uomini. 42Ma vi conosco: non avete in voi l'amore di Dio. 43Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. 44E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall'unico Dio? 45Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. 46Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. 47Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?".

Meditiamo con lo Spirito Santo


La prima lettura presenta una delle numerose e gravissime infedeltà d’Israele verso Dio e la sua alleanza. Mentre Mosè è sul monte, ad ascoltare il Signore, questi lo avverte che il popolo si è costruito un idolo, un vitello d’oro e lo adora come suo dio. 
Mosè implora il perdono per questo peccato, ricordando a Dio la fedeltà dei suoi servi Abramo, Isacco e Giacobbe, e la sua promessa di rendere la loro posterità numerosa come le stelle del cielo e dare ai loro discendenti una terra per sempre. Dio, misercordioso, perdona i colpevoli. 
Nel Vangelo vediamo ancora i nemici di Gesù che lo accusano per aver guarito il paralitico e aver detto di essere il Figlio di Dio. Gesù risponde loro che non riceve gloria dagli uomini. Giovanni Battista aveva testimoniato di lui ma ci sono testimonianze ancora maggiori: sono le opere che fa’ e le Sacre Scritture. 
Gesù dice: voi scrutate le Scritture pensando di avere in esse la vita eterna, ebbene proprio esse testimoniano di me. Ma io vi conosco e so che non volete venire a me per avere la vita, perché non avete in voi l'amore di Dio. Infatti, sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete. Accogliete, invece, chiunque altro che viene nel proprio nome. 
Nell’Antico Testamento, l’espressione “venire nel proprio nome” serviva a sconfessare falsi profeti, ingannatori e ipocriti. Gli avversari di Gesù, in quanto tali, non possono credere. Infatti, si danno falsa gloria l’un l’altro, anziché cercare la verità che viene da Dio. 
Gesù non riceve la gloria dagli uomini e non è nemmeno necessario che li accusi davanti al Padre, perché ad accusarli c’è già Mosè. Se infatti credessero a Mosè, crederebbero anche a Gesù, perché Mosè ha scritto proprio di lui. 
I suoi nemici, quindi, non credendo agli scritti di Mosè, non possono credere nemmeno al Figlio di Dio, alle sue opere e alle sue parole.    

Riflessione 


Nell’Antico Testamento quale grave infedeltà commise il popolo verso Dio e l’Alleanza?

Nel Nuovo Testamento perché i nemici di Gesù non accolgono lui, le sue opere e parole?

Che cosa risponde Gesù ai nemici che lo accusano perché dice di essere il Figlio di Dio?

Preghiamo con la Liturgia e la Chiesa 


O Padre, che ci hai dato la grazia di purificarci con la penitenza e di santificarci con le opere di carità fraterna, fa’ che camminiamo fedelmente nella via dei tuoi precetti, per giungere rinnovati alle feste pasquali”.

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